email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Slow News

Trailer [ov st en]

di Alberto Puliafito

rivedi
mp4 (1920x1080) 3:41

Copia ed incolla il codice nel tuo html per inserire il video, e non dimenticare di citare Cineuropa:

Un uomo tira un pugno a un canguro: gli animalisti insorgono. Guarda le foto della professoressa sexy. Trump twitta. Le scie chimiche, gli antivaccini, 30 euro al giorno per immigrato, breaking news: l’Occidente affoga nel sovraccarico informativo. Ogni 60 secondi, condividiamo e commentiamo milioni di contenuti su Facebook, guardiamo milioni di video su YouTube, scriviamo miliardi di tweet, messaggi su WhatsApp, in un loop continuo. Falsi giornali con bufale perfette e veri giornali pieni di false notizie. Le persone credono a tutto e a niente, allo stesso tempo. Il nostro cervello non può neanche processare e comprendere tutta questa mole di informazioni. Queste sono le conseguenze del modello di business imperante, basato sui click. Possiamo cambiare? Da qualche anno ormai, in diverse parti del mondo, piccoli gruppi di giornalisti indipendenti hanno cominciato a costruire modelli alternativi. Hanno nomi diversi, ma il loro obiettivo è lo stesso: Rob Orchard e il suo Delayed Gratification in Inghilterra, Frédéric Martel in Francia, la redazione di De Correspondent in Olanda, Lea Korsgaard e il suo Zetland in Danimarca e molti altri. Non si conoscono tra di loro, ma desiderano tutti la stessa cosa: rallentare. Anche colossi dell’informazione come il New York Times e BuzzFeed cominciano a sperimentare qualcosa di diverso, per uscire dall’ossessione dell’aggiornamento continuo. Nel frattempo, a Milano, quattro giornalisti indipendenti incontrano Peter Laufer, professore dell’Università dell’Oregon e autore del manifesto Slow News, ispirato al movimento Slow Food, ma per il giornalismo. Hanno una missione: creare un’alternativa, unendo i puntini. Il che significa viaggiare attraverso l’Europa e gli Stati Uniti per raggiungere e mettere in contatto tra loro tutti quei giornalisti che credono nello “slow journalism”, e nel ruolo sociale del giornalismo come cardine per la difesa e il mantenimento della democrazia e della libertà. Una battaglia di vitale importanza, in un momento storico in cui queste sono ovunque sotto attacco. Le strade di tutte queste persone sono destinate a incrociarsi: riusciranno a costruire insieme qualcosa di nuovo?

Leggi anche

Privacy Policy