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USCITE Italia

Bellucci d'azione in salsa esoterica

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Capello corto e schiarito, poco o niente make-up, sguardo tormentato, abbigliamento banale. E' una Monica Bellucci del tutto inedita quella che compare ne L'Eletto [+leggi anche:
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(Le Concile de pierre), il thriller esoterico di Guillaume Nicloux, in uscita il 15 giugno nelle sale italiane distribuito da 01 Distribution.

Protagonista assoluta di questa coproduzione francese, tedesca e italiana, già presentata lo scorso ottobre alla Festa Internazionale di Roma, la non-glamour e materna Bellucci veste i panni di Laura, una madre adottiva in pena per suo figlio, un bimbo mongolo di nome Liu-San (l'etereo Nicolas Thau) che all'avvicinarsi del suo settimo compleanno fa sogni ricorrenti di foreste e animali mostruosi e vede comparire sul suo petto una strana macchia. Come suo figlio, anche Laura comincia ad essere ossessionata da incubi e allucinazioni che la fanno sprofondare in un'angoscia incontrollabile. Quelli che sembrano essere i suoi unici amici, Sybille (interpretata da una severa Catherine Deneuve in versione castana) e Lucas (Sami Bouajila) rapiscono Liu-San - che si scoprirà essere un piccolo guaritore discendente da un'antica tribù mongola - perché il suo sacrificio li renderà immortali.

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"Guillaume sa che se un attore soffre veramente un po', le sue espressioni saranno più appropriate alle situazioni che sta vivendo il suo personaggio", ha detto l'attrice. "E infatti durante la scena in un tunnel, ho avvertito una sensazione reale di claustrofobia. Si vedeva chiaramente e questo mi ha permesso di esprimere una paura naturale". "L'interpretazione di Monica è uno dei punti fondamentali del film", ha specificato il regista, "sembra sempre appesa a un filo, c'è questo elemento di fragilità, riservatezza e grazia che rende la sua recitazione assolutamente unica. E poi non recita nella sua lingua e questo è un punto determinante". L'interpretazione nella versione originale (francese) rende in effetti la performance della Bellucci più naturale, lontana da una certa affettazione alla quale siamo abituati nel sentirla in italiano. Buona anche la fotografia, affidata a Peter Suschitzky (A History of Violence di David Cronenberg). Ma il plot, liberamente tratto dal romanzo "Le Concile de pierre" di Jean-Christophe Grangé, si perde talvolta in collegamenti difficili da decifrare, personaggi secondari poco caratterizzati e omicidi a catena che lasciano un po' indifferenti.

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