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SARAJEVO 2022 Concorso

Recensione: A Ballad

di 

- La commedia brechtiana e malinconica di Aida Begić segue una giovane divorziata che torna a nella sua città natale per riesaminare la sua vita

Recensione: A Ballad
Marija Pikić in A Ballad

Adattato da una ballata folk slava molto popolare nella regione, A Ballad [+leggi anche:
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di Aida Begić, ha come suo obiettivo di rappresentare in termini cinematografici il pathos di una canzone lenta ed emozionante. La logica dell’opera è musicale, e il suo ritmo variabile. Ci muoviamo tra sequenze realistiche e intermezzi di sperimentazione visiva, tra confronti comici e momenti di calma interiore. Fuori dall'Europa sudorientale, il grande pubblico non capirà alcuni dei riferimenti di Begić, e il film potrebbe perdersi nella lotta per le selezioni ai festival e la distribuzione internazionale. Tuttavia, riesce a trasmettere in modo palpabile la sensazione di una Bosnia Erzegovina che si modernizza e si libera dalle catene del suo passato, con l'aiuto di una giovane generazione più intelligente e creativa, incarnata in questo caso da una squadra di registi indipendenti che sanno come portare un taglio di capelli geometrico e colorato. Il film ha avuto la sua prima mondiale nel concorso del Festival di Sarajevo

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Meri (Marija Pikić, un’habitué nella filmografia di Begić) è il fulcro di questa ballata. Disoccupata, divorziata (sebbene il suo matrimonio non sia mai stato ufficialmente ratificato) e costretta ad abbandonare l'amata figlia Mila (Gaia Tanović), la donna è tornata, in fase regressiva e senza un obiettivo, nella casa di famiglia con sua madre, Zafira (Jasna Žalica) e il suo irresponsabile fratello minore, Kenno (Enes Kozlicic). Una volta lì, troviamo la tanto attesa svolta drammatica di una battaglia per la custodia, poiché Mila vive nella squallida residenza del padre, Hasan (Milano Tocinovski), costringendo Meri a rivolgersi allo sgradevole e viscido avvocato Samir (Slaven Vidak). I primi incontri nell'ufficio di Samir servono a fornire il leitmotiv del film: per contribuire alla causa di Meri e difendere la sua idoneità come madre, lui suggerisce di sposarla. Da qui, Begić inizia una serie di bordate contro il patriarcato bosniaco.

Due vie di fuga e archi narrativi iniziano ad offrire un percorso di trasformazione. Innanzitutto abbiamo il progetto cinematografico di cui sopra, che introduce tagli improvvisi e inaspettati che ci allontanano dal cast usuale, dove ci troviamo di fronte a un aspirante attore che ci osserva attentamente mentre interpreta un monologo. Begić enfatizza la meta-progressione di Pikić come interprete di talento nei panni di un'attrice non professionista, che poi tenta di recitare per davvero. Questo elemento narrativo aiuta il film a liberarsi di un realismo più prosaico, quando l'incontro con una compagna di liceo, la graffiante parrucchiera Adela (Lana Stanišić), li porta entrambi a diventare latitanti, dopo uno scontro a fuoco con il geloso ex di Meri.

Una coda brechtiana alla fine della storia sottolinea ulteriormente questo mix tra arte e vita, tra interpretazione e illusione. In modo molto astuto, la regista ci porta a chiederci se tutto ciò che vediamo nel film sia in realtà l’opera immaginata dai personaggi millennial, e se sia possibile raggiungere nella vita reale (e non solo nella mente di un artista) qualche forma di liberazione, per sfuggire alle conseguenze negative del vivere in quella società. Degno di nota è anche l'uso di Begić di alcune delle migliori immagini invertite che si siano viste dopo Climax [+leggi anche:
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intervista: Souheila Yacoub
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di Gaspar Noé.

A Ballad è una coproduzione di Bosnia Erzegovina e Francia, ed è prodotto da Film House Sarajevo e Les Films de l’Après-midi.

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(Tradotto dall'inglese)

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