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KARLOVY VARY 2022 Proxima

Recensione: La piedad

di 

- Eduardo Casanova traccia parallelismi tra la famiglia e la dittatura statale nel suo secondo lungometraggio dominato dai colori pastello

Recensione: La piedad
Manel Llunell e Ángela Molina in La piedad

Il secondo lungometraggio di Eduardo Casanova, La piedad [+leggi anche:
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, il suo debutto selezionato alla Berlinale 2017, era certamente eccessivo, ma con La piedad Casanova porta l'eccesso ad un livello ancora più alto per raccontare una storia profonda e necessaria, realistica in modo del tutto irrealistico, fantastico e allegorico. Il film è stato presentato in anteprima nel nuovo concorso Proxima del KVIFF, ma la sua prossima tappa, il Fantasia a Montreal, potrebbe effettivamente decidere il suo destino perché La piedad è qualcosa che teoricamente si adatterebbe meglio ai festival dedicati al fantastico che a quelli arthouse.

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Casanova apre il suo film come un thriller, con una colonna sonora pulsante, primi piani e tagli che aumentano la tensione solo per sparare sui titoli la prima delle tante cartucce che ha in serbo. Il titolo viene mostrato sia in spagnolo che in coreano e si potrebbe presumere che stia rendendo omaggio al regista Kim Ki-duk recentemente scomparso e al suo Pietà del 2012, ma il vero motivo della lingua coreana verrà rivelato dopo. Pietà di Kim era certamente un film strano, così come quello di Casanova, ma è un altro tipo di stranezza.

Mateo (Manel Llunell) vive in un mondo color rosa pastello che sembra uscito da un musical ed è governato da sua madre, Libertad (Ángela Molina, una delle muse di Pedro Almodóvar). Ironia della sorte, la libertà è qualcosa che a Mateo non piace, dal momento che è un uomo adulto relegato nel ruolo di bambino dalla madre, che lo porta alle sue prove musicali e gli chiede pareri non troppo sinceri su qualsiasi cosa, dalla qualità della sua performance alla qualità della sua cucina. Gli fa anche il bagno, gli taglia le unghie e gli detta la dieta. Le loro giornate di solito si concludono con le notizie dalla Corea del Nord (il film è ambientato nel 2011, anno della morte di Kim Jong-il) prima di andare a dormire nello stesso letto king-size.

Quando vengono a sapere della diagnosi di cancro di Mateo, Libertad cerca di rafforzare la sua presa su di lui, mentre lui fa del suo meglio per liberarsi della madre. Intanto si fanno strada in brevi estratti i personaggi dei notiziari nordcoreani, una coppia in fuga in Corea del Sud dopo che le autorità hanno avvelenato una delle loro figlie e giustiziato l'altra. Ma Casanova ha in serbo per noi cose ancora più strane: accenni non così sottili all'incesto, all'allattamento al seno e al parto di un uomo adulto nella scena di un incubo.

Difficile etichettare questo film, dal momento che i suoi elementi sono fondamentalmente diverse sfumature di bizzarro, e forse la descrizione più adatta è qualcosa che verrebbe fuori dalla mente di Álex de la Iglesia se si svegliasse in un centro di riabilitazione color pastello. La domanda è se il modo migliore per trattare un argomento così importante e complesso come la dipendenza che una persona sviluppa nei confronti di un regime dittatoriale, sia esso a capo di una famiglia o un Paese, sia un esercizio in eccesso.

D'altra parte Casanova dimostra di avere una visione unica e singolare, la volontà d'acciaio di perseguirla e l’abilità necessaria per realizzarla, immaginando un vero e proprio film di genere. Inoltre la controintuitiva combinazione di colori utilizzata per ritrarre la libertà e la prigionia e la Corea del Nord e del Sud è una metafora che sarà anche ovvia, ma è un bel tocco di classe. Alla fine, non tutti gli ingredienti di La piedad si amalgamano bene, ma alcune parti del film sono davvero difficili da dimenticare.

La piedad è una coproduzione tra Spagna e Argentina di Pokeepsie Films con Crudofilms e Gente Seria. Film Factory Entertainment si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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