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ANNECY 2022

Recensione: Manodopera

di 

- Combinando poesia e realismo, piccola e grande Storia, in uno stile di animazione originale e personale, Alain Ughetto firma un'accattivante opera di testimonianza sulla migrazione italiana

Recensione: Manodopera

"Quando nevicava, la gente diceva: beati quelli che hanno pane e polenta". Nella velocità vorticosa dell'informazione e del materialismo consumistico ben radicato nelle abitudini, il mondo occidentale, in particolare l'Europa, ha la sfortunata tendenza a dimenticare la sua storia recente, le privazioni che hanno preceduto l'abbondanza, e il suo passato di migrazioni economiche. Offrire una testimonianza, ridare vita alle ombre del tempo e rendere omaggio alla sua famiglia piemontese costretta dall'estrema povertà all'esilio in Francia nella prima metà del XX secolo, questa è la missione compiuta dal cineasta francese Alain Ughetto con Manodopera [+leggi anche:
trailer
intervista: Alain Ughetto
scheda film
]
, presentato in concorso al 41° Festival del cinema d'animazione di Annecy.

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Un soggetto molto personale che intreccia la piccola e la grande Storia, a cui il regista presta tutta la sua originale e fantasiosa creatività (nata nell'infanzia: "i miei unici amici si chiamavano plastilina, forbici, colla e matite") per un'animazione in stop motion con oggetti del quotidiano (una patata divisa in cinque come unico pasto, carbonella, broccoli, castagne, zucchero, ecc.) che irrompono in mezzo ai suoi burattini, la mano del cineasta stesso che entra nel quadro e la narrazione intrecciata con il dialogo con sua nonna Cesira che gli racconta la sua vita.

C'era una volta, dunque, alla fine del XIX secolo, il paesino di Ughettera all'ombra del Monviso, e nonno Luigi, uno degli 11 figli di una famiglia Ughetto. Dormono tutti nella stessa stalla, non mangiano quasi mai carne e, per mancanza di lavoro, devono migrare faticosamente attraverso i passi di montagna verso la Francia o la Svizzera quando arriva l'inverno. Un'esistenza miserabile di sacrifici dominata dalle figure del sacerdote, del guaritore e della strega (la "mascha") che verranno sconvolti dal dramma di guerre (la spedizione italiana in Libia nel 1911, la Prima guerra mondiale), incidenti, influenza spagnola, il fallimento della partenza per l'America. Ma c'è anche l'amore di Cesira e Luigi, le veglie, le nascite, i figli che crescono, l'esilio oltre il confine sulla scia dei grandi (e pericolosi) cantieri (il tunnel del Sempione, la diga di Izourt e di Genissiat). Perché "la Francia aveva bisogno di molta manodopera e gli italiani erano molto ricercati", "spazzacamino, straccivendolo, calzolaio, tagliapietre... Erano bravi in ​​tutto", "abituati alla morsa del freddo, all'abbraccio gelido dei venti". Un bisogno di sopravvivenza economica e un'esistenza di duro lavoro (in un'atmosfera xenofoba con gli italiani denominati "maccheroni") che l'ascesa del fascismo suggellò facendo degli Ughetti una famiglia francese: "Io sono piemontese, l'Italia è il paese di Mussolini, ma la Francia è la mia nutrice".

Oscillando tra un "ridere e cantare, non costava molto" (dal Fronte Popolare al Tour de France) e un "avevamo troppe persone da piangere e non abbastanza lacrime", Interdit aux chiens et aux Italiens è un film al contempo tenero e aspro, intimo e storico, poetico e realistico. Seguendo le peregrinazioni della sua adorabilissima famiglia, Alain Ughetto restituisce frammenti di memoria di un secolo, e riesce a incidere queste impronte attraverso un'animazione il cui aspetto artigianale e fai-da-te maschera modestamente un'opera molto sofisticata dove immaginario e realtà si sposano perfettamente in uno stato d'animo sempre positivo, al di là degli ostacoli della vita. "Perché non veniamo da un paese, veniamo dalla nostra infanzia".

Prodotto dalle società francesi Les Films du Tambour de soie e Vivement Lundi!, e coprodotto dai loro connazionali di Foliascope, dai belgi di Lux Fugit Film, gli italiani di Graffiti Film, i portoghesi di Ocidental Filmes e gli svizzeri di Nadasdy Film, con Auvergne-Rhône-Alpes Cinéma, la RTS e la RTBF, Manodopera è venduto da Indie Sales.

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(Tradotto dal francese)

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