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VISIONS DU RÉEL 2022 Concorso

Recensione: Tara

di 

- Volker Sattel e Francesca Bertin mettono in scena la lotta della natura contro un progresso illusorio fatto di corruzione e profitto

Recensione: Tara

Presentato in prima mondiale nel Concorso Internazionale a Visions du Réel 2022, Tara [+leggi anche:
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scheda film
]
di Volker Sattel e Francesca Bertin ci scaraventa alla periferia di Taranto, un territorio dalle parvenze di locus amoenus che è stato trasformato negli anni in parco giochi di imprenditori senza scrupoli che sacrificano la natura sull’altare del profitto. Al centro di tutta la narrazione troviamo Tara, sorta di protagonista incontrastato di una storia distopica. Piccolo fiume alla periferia di Taranto, città millenaria vicino al Mediterraneo, il Tara deve il suo nome al mitico figlio di Poseidone, dio del mare. Le sue acque, malgrado un inquinamento sempre più inquietante, sono considerate magiche, intrise di proprietà curative e lenitive.

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Il film di Volker Sattel e Francesca Bertin si apre con le immagini maestose del Tara e della campagna vicino a Taranto, città dal passato mitico dove la natura dominava sovrana, catapultandoci inseguito, in modo brutale ma necessario, in città, tra palazzoni anonimi e industrie dalle sembianze mostruose. Terra sacrificata in nome di un progresso vorace che inghiotte tutto e tutti, Taranto e la sua verdeggiante campagna sono diventate le vittime sacrificali di una società vorace nella quale domina la legge del più forte. L’acciaieria (ex ILVA) situata a qualche chilometro dalla città, proprio accanto al miracoloso fiume, ha già mietuto parecchie vittime: i lavoratori inermi che non conoscevano il pericolo legato all’inalazione quotidiana di gas nocivi. Una situazione che ha fratturato un tessuto sociale già vacillante. Malgrado un degrado che sembra estendersi sempre più, divorando una natura sontuosa che nutre e protegge, molti abitanti si battono per preservare il passato glorioso di una città soprannominata "la perla del Mediterraneo".

Attraverso inquadrature di una bellezza antica, sorta di foto ricordo di un passato che sembra ormai sbiadito, Volker Sattel e Francesca Bertin interrogano con empatia e rispetto quanti.e lottano ancora per sopravvivere. Sorta di dialogo spontaneo tra la cinepresa e questi.e eroi.ne del quotidiano, Tara mette in scena con sorprendente eleganza formale delle micro narrazioni nelle quali miti e tradizioni ancestrali si scontrano con il razionalismo e lo sviluppo economico. Potenti le immagini di archivio che fanno capire che la miccia del progresso sfrenato è stata accesa già molti anni prima, moto decadente che intende sottomettere le credenze popolari al suo potere distruttivo.

Con Tara, Volker Sattel e Francesca Bertin ci mostrano la bellezza nel degrado, il misticismo che si nasconde dietro le facciate di cemento. Toccante da questo punto di vista la scena nella quale un abitante crea dei fiori utilizzando delle bottigliette di PET. Ricostruire e ritrovare un passato e una dignità perdute, ecco cosa Tara tenta di fare, come a volerci ricordare che il cinema può ancora cambiare le cose, anche solo durante un istante di solidarietà condivisa tra le quattro mura di una sala oscura.

Tara è prodotto da fufifilm.

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