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CINÉMA DU RÉEL 2022

Recensione: Boum Boum

di 

- Laurie Lassalle rievoca nel suo primo lungometraggio la crisi dei Gilet gialli attraverso le peripezie di un amore a prima vista, da un sabato di manifestazione all'altro

Recensione: Boum Boum

"Sto tremando, il cuore mi batte forte nel petto, non so se è l'effetto della folla o se sei tu. So solo che stare qui con te mi fa sentire più felice e più viva di quanto non lo sia mai stata davvero". Ampiamente coperto dai media, il movimento dei Gilet gialli che ha incendiato la Francia tra il 2018 e il 2019 ha già dato vita a numerosi documentari, che vanno dal pluripremiato Un peuple qui se tient sage [+leggi anche:
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Ma Boum Boum, il primo lungometraggio di Laurie Lassalle presentato al concorso francese del 44° festival Cinéma du réel, prende un percorso inaspettato per esplorare le proteste che hanno avuto luogo per le strade di Parigi, tra gas lacrimogeni, rivendicazioni varie, schermaglie con la polizia e, purtroppo, un numero significativo di feriti, che si sono verificati in una serie di sabati di un tumultuoso inverno francese (che ora sembra quasi storia antica, spazzata via dal vortice della pandemia e dal clamore della guerra in Ucraina). In effetti, la regista ha scelto di seguire il filo della passione amorosa e dell'incantesimo irrazionale, come specchio delle speranze infuocate e rivoluzionarie di un movimento sociale che ha raccolto ogni settimana per le strade di Parigi individui provenienti da orizzonti molto diversi, uniti da un colpo di fulmine collettivo e decostruttivo diventato poi sempre più incompatibile con la realtà.

Tutto comincia il 1° dicembre 2018. La regista Laurie aveva incontrato per caso il bel Pierrot qualche giorno prima ("dovevo andare dal parrucchiere e tu mi hai tagliato i capelli") ed eccola ora con la sua macchina da presa, a due passi dagli Champs-Elysées e dall'epicentro esplosivo dell'Arco di Trionfo, dove l'atto terzo del movimento dei Gilet gialli viene trasmesso sugli schermi di tutto il mondo mentre scivola nel caos distruttivo e incendiario degno di una guerriglia urbana. La regista si immerge nell'azione per catturare appieno l'evento, ma è anche l'inizio di una storia d'amore piuttosto speciale per lei, come racconta in voice over: "Ti mando un messaggio: sono su Avenue Kléber, tutto è in fiamme (…) Ti sto cercando tra la folla, spero di vedere la tua grande sagoma".

Un’euforia sentimentale intrisa di fervore rivoluzionario che proseguirà fino alla primavera, scandita da proteste settimanali, un graduale cambio di atmosfera (aumentano le tensioni, gli scontri violenti con le forze dell’ordine e gli atti vandalici, ma anche la paura), e che incrocia storie individuali che tessono un ritratto composito del movimento (la precarietà sociale di alcuni, le motivazioni politiche di altri, ecc.), il tutto amplificato dalle concitate emozioni dell'amore (Pierrot ha un'altra donna nella sua vita).

"Le lettere d'amore, come le lettere in codice di una spia, devono dire la verità". Citato nel film da Pierrot, questo estratto dalla corrispondenza tra Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht dà in qualche modo il tono a Boum Boum, che trasmette (in modo molto crudo e senza filtri) il caos incendiario degli eventi insieme a un'autoanalisi emotiva altrettanto spontanea. È una giustapposizione che cerca di stabilire legami comparativi tra i due livelli (l'inaspettata intensità rivoluzionaria orgasmica degli inizi che poi cerchiamo di ritrovare, il desiderio appassito, i tempi pieni e i tempi morti, i partner che non necessariamente vogliono la stessa cosa, ecc.) e che, proprio come l'amore appassionato, è a volte leggermente disconnesso e un po' egocentrico, ma che non manca di fascino e originalità.

Prodotto da Les Films de l’Oeil Sauvage e Mouvement, Boum Boum è coprodotto da Vià93. L’uscita nelle sale francesi sarà guidata il 15 giugno da JHR.

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(Tradotto dal francese)

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