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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Il filo invisibile

di 

- Il nuovo film di Marco Simon Puccioni racconta il disfacimento di una famiglia arcobaleno, trattando con umorismo temi molto complessi come la doppia paternità e i legami di sangue

Recensione: Il filo invisibile
Francesco Scianna, Francesco Gheghi e Filippo Timi in Il filo invisibile

Avevamo lasciato Marco Simon Puccioni a raccontarci la quotidianità di una famiglia arcobaleno, la sua, in Tuttinsieme [+leggi anche:
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, un documentario che metteva al centro lo sguardo e i pensieri dei bambini, figli di una coppia omosessuale nati da una madre surrogata. Ora, con Il filo invisibile [+leggi anche:
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sembra fare un balzo in avanti nel tempo, e sotto forma di finzione mette in scena quella che potrebbe essere l’evoluzione di una famiglia allargata di quel tipo, dal punto di vista di un figlio alle prese con i turbamenti dell’adolescenza e con due padri in crisi, sull’orlo della separazione. Perché una famiglia arcobaleno è una famiglia come tutte le altre, con le proprie gioie e i propri dolori, e anche se c’è chi pensa che il loro legame sia perfetto e indissolubile, anche marito e marito possono crollare e vedere il loro nucleo familiare sfaldarsi.

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In questo caso, però, le cose si complicano notevolmente a livello giuridico. Al momento della separazione, la legge italiana non riconosce la doppia paternità: l’affiliazione passa esclusivamente per il legame genetico. Di chi è figlio quindi un ragazzo nato in America, da una madre surrogata e concepito grazie a un “cocktail” di spermatozoi? È questa la risposta che sono costretti a cercare i protagonisti del film di Puccioni, che con umorismo e nei toni della commedia degli equivoci si interroga sul significato della famiglia contemporanea. Paolo e Simone (Filippo Timi e Francesco Scianna) sono uniti civilmente e sono in procinto di festeggiare i loro venti anni di amore, insieme al loro figlio sedicenne, Leone (Francesco Gheghi), nato in California grazie a Tilly (l’attrice britannica Jodhi May), una donna americana che ha aiutato i suoi genitori a farlo venire al mondo, e che è ancora affettuosamente presente nelle loro vite. Tutto va in frantumi quando Paolo scopre che Simone lo tradisce da anni. Al culmine di una cena di anniversario con parenti e amici (tra cui la zia Monica, Valentina Cervi) che sfocia nel tragicomico, Paolo e Simone decidono di separarsi. E da quel momento, tra i due, scoppia una sorta di guerra all’ultimo DNA per scoprire di chi sia veramente figlio (biologicamente parlando) Leone.

Il tutto è filtrato dallo sguardo di Leone, che sta preparando un progetto scolastico sui diritti LGBT in Europa partendo proprio dalla sua esperienza personale, e che, mentre sta vivendo il suo primo amore per la sua bella compagna di scuola Anna (Giulia Maenza), è costretto a realizzare che la sua “beautiful family” tanto perfetta non è. Così, tra i pregiudizi di chi pensa che l’omosessualità sia ereditaria, equivoci vari, battaglie civili e colpi di scena, il ragazzo – di cui non si nasconde la sofferenza, pari a quella di qualsiasi figlio di genitori separati – si ritroverà a meditare sul quel “filo invisibile” che lo lega ai suoi due papà e a tutte le persone coinvolte nella sua messa al mondo.

Puccioni sceglie di trattare questo complesso tema sociale con umorismo, e la sensazione di eccessivo semplicismo che si ha in alcuni passaggi della storia non toglie al film la sua capacità di veicolare un messaggio importante (la famiglia è amore, prima che un legame di sangue) e la sua piena godibilità, anche grazie alle doti dei suoi attori principali: Timi e Scianna nei panni dei due coniugi dispettosi, e un giovane Gheghi in costante ascesa dopo i suoi ruoli in Mio fratello rincorre i dinosauri [+leggi anche:
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Il filo invisibile è prodotto da Viola Prestieri e Valeria Golino per HT Film.

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