email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERLINALE 2022 Encounters

Recensione: Journal d’Amérique

di 

- BERLINALE 2022: Nel suo video-saggio composto da filmati storici amatoriali, il regista Arnaud des Pallières si immerge ancora una volta nel mito dell'America

Recensione: Journal d’Amérique

Dieci anni dopo aver utilizzato per la prima volta immagini d'archivio della vita quotidiana americana in Poussières d’Amérique (2011), il regista e saggista Arnaud des Pallières torna con un altro viaggio storico attraverso il paese intitolato Journal d’Amérique [+leggi anche:
intervista: Arnaud des Pallières
scheda film
]
. Questo film-saggio è realizzato come un diario, che spazia da innocenti ricordi della prima infanzia al trauma della guerra e la disillusione, racchiuso in rare tracce visive di decenni lontani. Il film è stato presentato in anteprima nella sezione Encounters della Berlinale il 14 febbraio.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

C'è un'idea del sogno americano, che in un primo momento brilla attraverso numerosi scenari idealizzati. Contadini che spostano covoni di fieno, persone in abiti stravaganti e cappelli alla moda che si agitano per le strade, macchine luccicanti che conquistano la vastità delle autostrade e una pittoresca campagna. "Ricordo di aver sognato di aver trovato delle pietre preziose per i miei genitori", recitano le didascalie iniziali. È tutto un sogno, un'idea romantica di un luogo. Ma proprio come il narratore perde i sassi attraverso un buco in tasca o in seguito sogna di catturare pesci per poi svegliarsi in un treno, questo sogno non può mai essere realizzato. È un'illusione per l'idealista.

Il tema di queste piccole narrazioni, che si svelano inserto dopo inserto, sono state concepite per la prima volta da famosi artisti, filosofi e scrittori. Oltre a talenti americani come Russel Banks o Stephen Crane, i testi provengono da Walter Benjamin, Arthur Schopenhauer e Jose Luis Borges. Non parolieri americani, ma a pensarci bene, quando mai l'idea americana è stata un progetto monoculturale? Un'altra famosa fonte di ispirazione è Mark Twain. La sua è la storia facilmente distinguibile di un (finto) fratello gemello perduto.

Mentre le parole mantengono la loro eterna attualità, c'è qualcosa di antiquato, ma affascinante nel vecchio materiale granuloso selezionato da des Pallières e nel suo ancoraggio in un tempo passato. Guardare le persone nella loro vita quotidiana tra quella che è probabilmente la fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '70 evoca l’idea della gloria passata del paese, quella che sarà messa alla prova per i 112 minuti del film. Stava sognando, spiega ripetutamente il narratore, e forse lo è anche questo sogno americano idealista.

Mentre i primi minuti sono una selezione libera di filmati e temi, come case, folle umane, traffico e oceano, man mano che il film va avanti c'è una corrispondenza più coordinata tra diario e immagini. Il suono e la musica sono aggiunti artificialmente ma appropriati. Tramite gli intertitoli, il film evoca l'impressione di un film muto o dell'era ormai lontana degli 8mm, mentre è arrangiato e montato secondo le esigenze di una sensibilità moderna. Il cinema è soggettivo, ci mostra de Pallières, tutto è un'illusione diegetica. Inoltre, più in là nella narrazione, il film e il testo iniziano a divergere. A un certo punto, il cineasta segnala la propria interferenza manipolativa rispetto al materiale. “Questo film è mio e non mio”, spiega. Lo sguardo potrebbe non essere suo, ma lo sono le sue scelte e le sue omissioni.

Mentre le prime annotazioni del diario parlano in termini euforici di sogni di pesci, pietre e fate, la seconda metà è caratterizzata da un maggior grado di confronto e ideologia indottrinata. Il filmato si sposta su un'iconografia americana più tradizionale di hamburger a buon mercato, mentre il diario discute dell'estinzione di civiltà aliene altamente sviluppate. Si può solo supporre che queste associazioni vogliano suggerire l'idea di un declino delle realizzazioni umane e sociali.

Journal d’Amérique è prodotto da Les Films Hatari. Il film è distribuito nel mondo da Les Films de l'Atalante.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy