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TRIESTE 2022

Il Trieste Film Festival torna in forma ibrida

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- Il cinema dell’Europa dell'Est e quello italiano dal 21 al 30 gennaio. Apre Quel giorno tu sarai, il nuovo lungometraggio di Kornél Mundruczó

Il Trieste Film Festival torna in forma ibrida
Quel giorno tu sarai di Kornél Mundruczó

La 33ma edizione del Trieste Film Festival si terrà dal 21 al 30 gennaio con una formula “ibrida” dopo quella forzatamente in streaming dell’anno scorso. Apre Quel giorno tu sarai [+leggi anche:
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intervista: Kornél Mundruczó e Kata Wé…
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, il nuovo lungometraggio diretto da Kornél Mundruczó, dopo il successo di Pieces of a Woman [+leggi anche:
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intervista: Kornél Mundruczó e Kata Wé…
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, premiato a Venezia e candidato all'Oscar. Applaudito nella sezione Cannes Premiere all'ultimo Festival di Cannes, Quel giorno tu sarai ha sempre Martin Scorsese nella veste di produttore esecutivo (è in uscita nelle sale italiane il 27 gennaio distribuito da Teodora Film).

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L’Eastern Star Award, nato per segnalare le personalità del mondo del cinema che con la loro carriera hanno gettato un ponte tra l’Est e l’Ovest sarà assegnato quest’anno proprio a Mundruczó. Il Cinema Warrior Award, va invece a Luciana Castellina.

I titoli del Concorso lungometraggi del festival diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo sono undici (in giuria le critiche cinematografiche Dubravka Lakić ed Emanuela Martini, e il programmatore e selezionatore Edvinas Pukšta). Il croato Murina [+leggi anche:
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intervista: Antoneta Alamat Kusijanović
intervista: Gracija Filipovic
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di Antoneta Alamat Kusijanović, vincitore della Caméra d’or come migliore opera prima all’ultimo Festival di Cannes) sottolinea nella tensione tra una figlia adolescente e un padre ossessivo le derive scioviniste di un intero Paese. Una storia familiare, ma tutta al femminile, è Women Do Cry [+leggi anche:
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intervista: Mina Mileva, Vesela Kazakova
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, delle bulgare Mina Mileva e Vesela Kazakova. Tornano a Trieste Stefan Arsenijević, con As Far as I Can Walk [+leggi anche:
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intervista: Stefan Arsenijević
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che adatta il poema medievale Strahinja Banović nella Belgrado di oggi, e il rumeno Radu Muntean, che in Întregalde [+leggi anche:
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intervista: Radu Muntean
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usa la fiaba per mettere in crisi una missione umanitaria. Bebia. À mon seul désir [+leggi anche:
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intervista: Juja Dobrachkous
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di Juja Dobrachkous è un omaggio alle registe del cinema georgiano, protagoniste quest'anno della sezione "Wild Roses. Registe in Europa”. Dalla Serbia Celts [+leggi anche:
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intervista: Milica Tomovic
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di Milica Tomović e Darkling [+leggi anche:
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intervista: Dušan Milić
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di Dušan Milić, sui traumi della guerra in Kosovo. Lo Stato balcanico è al centro anche di due racconti al femminile, The Hill Where Lionesses Roar [+leggi anche:
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intervista: Luana Bajrami
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firmato da Luàna Bajrami (presentato alla Quinzaine di Cannes) e Looking for Venera [+leggi anche:
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intervista: Norika Sefa
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di Norika Sefa (premiato a Rotterdam). Il bullismo è il tema di Sisterhood [+leggi anche:
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intervista: Dina Duma, Antonia Belazel…
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di Dina Duma, dalla Macedonia del nord, mentre la Slovenia è presente con Orkester [+leggi anche:
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di Matevž Luzar.

Un’altra grande firma del cinema ungherese, Ildikó Enyedi, chiude le proiezioni dal vivo del festival con The Story of My Wife [+leggi anche:
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intervista: Ildikó Enyedi
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presentato in concorso a Cannes 2021 e interpretato da Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca.

Altre sei i titoli fuori concorso: lo slovacco 107 Mothers [+leggi anche:
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intervista: Peter Kerekes
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di Peter Kerekes, Not So Friendly Neighbourhood Affair [+leggi anche:
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del premio Oscar Danis Tanović, Fabian - Going to the Dogs [+leggi anche:
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intervista: Albrecht Schuch
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del tedesco Dominik Graf, Piccolo corpo [+leggi anche:
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intervista: Laura Samani
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, esordio dell’italiana Laura Samani, Vera Dreams of the Sea [+leggi anche:
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intervista: Kaltrina Krasniqi
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della kosovara Kaltrina Krasniqi; e il polacco Leave No Traces [+leggi anche:
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intervista: Jan P. Matuszyński
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di Jan P. Matuszyński.

Dodici i titoli del Concorso documentari: 1970 [+leggi anche:
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intervista: Tomasz Wolski
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di Tomasz Wolski, Reconstruction of Occupation [+leggi anche:
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di Jan Šikl, Ill Stand by You di Virginija Vareikytė e Maximilien Dejoie, The Case di Nina Guseva, The Balcony Movie [+leggi anche:
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intervista: Paweł Łoziński
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di Paweł Łoziński, premiato a Locarno, Never Coming Back di Mikołaj Lizut, Krai [+leggi anche:
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di Aleksey Lapin, Looking for Horses [+leggi anche:
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di Stefan Pavlović, Museum of the Revolution [+leggi anche:
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intervista: Srđan Keča
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di Srđan Keča, Reconciliation [+leggi anche:
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di Marija Zidar, René - The Prisoner of Freedom [+leggi anche:
intervista: Helena Třeštíková
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di Helena Třeštíková e Factory to the Workers [+leggi anche:
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intervista: Srdjan Kovačević
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di Srđan Kovačević. Sette i documentari fuori concorso: Babi Yar. Context [+leggi anche:
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intervista: Sergei Loznitsa
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di Sergej Loznica; Bosnia Express [+leggi anche:
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di Massimo DOrzi; Gorbachev. Heaven [+leggi anche:
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di Vitalij Manskij; il cortometraggio Freikörperkultur di Alba Zari; The Jungle di Cristian Natoli; Tullio Kezich – A proposito di me di Gioia Magrini; L'ultimo calore dacciaio di Francesco De Filippo e Diego Cenetiempo.

Confermato il Premio Corso Salani, che presenta cinque film italiani in attesa di distribuzione: Dal pianeta degli umani [+leggi anche:
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intervista: Giovanni Cioni
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di Giovanni Cioni, Des portes et des déserts di Loredana Bianconi, Divided: What Language Do You Express Love in? di Federico Schiavi e Christine Reinhold, Isole di Mario Brenta e Karine de Villers, Viaggio nel crepuscolo [+leggi anche:
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di Augusto Contento, cui si aggiunge fuori concorso Insultati. Bielorussia di Caterina Shulha.

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