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INDIECORK 2021

Recensione: Gateway

di 

- Con semplici dispositivi di trama e silenzi sconcertanti, il thriller psicologico a basso budget di Niall Owens riesce a creare e mantenere una buona dose di tensione

Recensione: Gateway
Timmy Creed in Gateway

L'edizione di quest'anno di IndieCork, uno dei più importanti eventi irlandesi che celebrano il cinema e la musica indipendenti, si è aperta con la prima mondiale del film d'esordio di Niall Owens, Gateway [+leggi anche:
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scheda film
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. Il thriller psicologico, scritto dallo stesso regista, è incentrato su Mike (interpretato da Timmy Creed), spacciatore di bassa lega tormentato da un lutto recente. Fin dall'inizio, si comprende che l'uomo lotta per far fronte alla sua perdita ma, nel frattempo, la sua attività illegale lo ha messo in guai seri per un grosso debito con un fornitore spietato. Per ripagarlo, Mike e la sua banda decidono di coltivare marijuana e gli viene dato l'indirizzo di una modesta casa abbandonata. In seguito, le cose iniziano ad andare storte. Uno dei componenti della banda entra in una delle stanze della casa e viene poi trovato misteriosamente impiccato. Nella casa c’è un passaggio in pietra che tormenta gli intrusi con visioni inquietanti e che, gradualmente, mette in atto la loro eliminazione.

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Certo, il tropo della casa infestata che si rivolta contro un gruppo di intrusi inaspettati è stato esplorato in innumerevoli film, opere teatrali e libri, ma il film di Owens è una dimostrazione concreta che i registi non hanno sempre bisogno di inventare qualcosa di nuovo per produrre un film avvincente. In particolare, dimostra che qualche trucco e dispositivo di trama ben sceneggiato sono sufficienti a mantenere gli spettatori incollati allo schermo. Una porta che scricchiola, un momento di esitazione, uno sguardo da grande distanza o la semplice scelta di non mostrare deliberatamente un evento ma lasciare che gli spettatori lo immaginino attraverso una reazione o con suoni ovattati, e molti altri meccanismi ben oliati, sono tutti eseguiti magistralmente. Sebbene non brilli in originalità, Owens dimostra di avere una solida conoscenza della grammatica cinematografica, e questo è più che sufficiente per mostrare le sue capacità di regia e di buona narrazione. Inoltre, l'intero cast ha fatto un buon lavoro, con pochi dialoghi asciutti e una serie di azioni in cui le espressioni facciali degli attori e i loro gesti rivelano molto più di quanto ci si aspetterebbe.

La proprietà infestata sembra la tipica villetta unifamiliare a due piani che si potrebbe trovare ovunque nella contea di Cork. Non sembra particolarmente inquietante né abbandonata da tempo. Come dice inizialmente Mike ai suoi compari "qualcuno potrebbe essere stato qui questa mattina o l'anno scorso". La casa sembra il posto perfetto per coltivare marijuana inosservati. Sono le visioni degli spacciatori (reali? immaginate?) dopo aver oltrepassato il misterioso passaggio che accrescono l’atmosfera sinistra del film e, ancora di più, l'inquietante colonna sonora composta da Tony Langlois. Questa, in particolare, diventa un'importante componente drammatica dell'opera seconda solo alle interpretazioni degli attori. È una scelta premiante che evita a Owens di fornire un'immagine eccessivamente prolissa o di cadere in altri ben noti cliché del genere. Il regista ci offre così un'opera – in un certo senso – molto “classica”, ma sorprendente e di grande tensione. Infine, vale la pena menzionare l'ottima fotografia di Ger Murphy. Optando per una serie di riprese statiche e ravvicinate e occasionali movimenti lenti della telecamera, il suo lavoro si lega perfettamente al cupo panorama sonoro del film.

Gateway è prodotto dalla Pic Du Jer Productions di Cork.

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(Tradotto dall'inglese da Virginia Leo)

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