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SAN SEBASTIÁN 2021 Fuori concorso

Recensione: Le leggi della frontiera

di 

- Il nuovo film di Daniel Monzón è una storia di iniziazione tanto frenetica e divertente quanto convenzionale e poco coraggiosa

Recensione: Le leggi della frontiera
Begoña Vargas, Marcos Ruiz e Chechu Salgado in Le leggi della frontiera

Il cinema di Daniel Monzón ha sempre avuto una vocazione chiaramente commerciale. Che sia attraverso commedie folli in cui tutto è lecito pur di provocare qualche risata, o attraverso thriller carichi di azione e violenza, il regista ha realizzato film in cui l'ambizione di connettersi con un vasto pubblico è evidente e senza complessi. Con Le leggi della frontiera [+leggi anche:
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, adattamento del romanzo di Javier Cercas scelto per chiudere la 69ma edizione del Festival di San Sebastian, mantiene questa linea. Il risultato è un film divertente che ci immerge nelle avventure dei suoi protagonisti, ma che non accende grandi scintille di ammirazione. Diciamo che originalità e audacia non sono i punti forti del film. In cambio, ci offre un viaggio in cui non mancano le attrazioni e il cui punto di forza si trova in un cast ricco di volti nuovi e promettenti.

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Il film ci porta a Girona nel 1978, la Spagna è un paese che si risveglia dal lungo incubo della dittatura franchista e guarda con speranza a un futuro a cui serve poco per essere un po' più roseo. Ed ecco Nacho, un ragazzo che se la passa molto male a causa di un gruppo di bulli che gli rendono la vita impossibile. È con il protagonista, incarnato con dignità e solidità dal giovane Marcos Ruiz, che le cose iniziano a scricchiolare. Mettere gli occhiali a un bel ragazzo con un corpo atletico per farlo sembrare un ragazzo insicuro, vulnerabile e perdente è difficile da credere, per quanto l'attore ci metta tutto il suo impegno. E questa idea si collega alla sensazione di rigidità che tutto il film trasmette. Una fotografia radiosa che non si adatta all'oscurità del mondo che ritrae, e una direzione artistica tanto calcolata e precisa quanto impersonale, sono alcuni elementi che appesantiscono un'opera che avrebbe potuto andare molto oltre.

Ma non disperiamo, la proposta Monzón è lontana dall'essere un disastro, molto lontana. Il buon lavoro di Ruiz è affiancato da altri giovani interpreti che riempiono lo schermo con la loro forza e carisma. Spiccano Begoña Vargas e Chechu Salgado, nei panni di Tere e Zarco. Sono questi due personaggi che salvano Nacho dalla sua esistenza amara e solitaria per aprirgli le porte di un mondo di criminalità e rischio, pieno di pericoli quanto irresistibilmente attraente.

È impossibile vedere Le leggi della frontiera senza pensare al cinema quinqui di Eloy de la Iglesia o a In fretta in fretta di Carlos Saura. E, naturalmente, qui manca quel carico di verità incendiaria che era nei titoli classici dei leggendari registi. In cambio, il film ci offre una prospettiva più rilassata, che ci permette di vedere da lontano la Spagna di quasi mezzo secolo fa. E alla fine, sebbene la proposta di Monzón non appaia così brillante e lucida come vorremmo, ci invita a riflettere sul percorso di un paese che si evolve e cresce, ma che continua a trascinare i fantasmi di un passato oscuro con cui si hanno ancora troppi conti in sospeso.

Le leggi della frontiera è una produzione di Ikiru Films, La Terraza Films e Atresmedia Cine. Warner Bros si occupa della distribuzione in Spagna.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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