email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2021 Giornate degli Autori

Recensione: Anatomia

di 

- VENEZIA 2021: La regista polacca Ola Jankowska opta per il cinema lento e sostiene la necessità di avere una memoria selettiva, soprattutto quando si tratta di errori del passato

Recensione: Anatomia
Karolina Kominek in Anatomia

Anatomia [+leggi anche:
trailer
intervista: Ola Jankowska
scheda film
]
di Ola Jankowska, proiettato alle Giornate degli Autori di Venezia, è una lettura interessante, anche se a ritmo piuttosto lento, dei concetti di memoria e famiglia, e di memoria all'interno di una famiglia. Nel caso della sua protagonista, i ricordi sono già sbiaditi, poiché Mika (Karolina Kominek) non vede suo padre da molti, molti anni. Ora è diventata un'adulta, ma non necessariamente un'adulta felice, anche se al telefono sentiamo un uomo che sembra gentile con lei e che le dice che sente la sua mancanza. Quando torna in Polonia per far visita a suo padre, che ha una lesione grave al cervello, riaffiorano, prevedibilmente, vecchie ferite che si presume fossero lì, a marcire sotto la superficie, da un po' di tempo.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

C'è, tuttavia, un colpo di scena in questa storia: invece di ottenere un faccia a faccia che sarebbe dovuto accadere molto prima e di cui probabilmente ha bisogno, Mika si rende conto che suo padre non ricorda davvero il passato. Ricorda i bei tempi e si aggrappa ad essi, convinto che lei sia ancora un'adolescente e che viva ancora in casa, dove preferirebbe di gran lunga essere lui ora. L'insistenza di suo padre nel cancellare un intero lasso di tempo provoca qualcosa anche in Mika: inizia quindi a contattare i fantasmi del proprio passato, che si tratti di un ex amante o di un uomo che, come lei gli dice, è stato il suo primo amore. Sembra una dichiarazione importante, ma invece di mostrare le reazioni, la telecamera di Jankowska guarda fuori dal finestrino, forse con indifferenza, ben sapendo che le parole non cambieranno nulla. È passato troppo tempo. Di fatto, tutte le emozioni qui sono represse, e Kominek (con i capelli raccolti dietro le orecchie come se fosse una bambina) recita un po' al rallentatore durante alcune scene davvero molto lunghe.

Non è esattamente una critica – è quello che è, e c'è una certa familiarità con tutto quel grigiore tanto amato dai drammi polacchi negli ultimi tempi. Invece di chiudere certi discorsi, abbiamo silenzi imbarazzanti. Invece di un abbraccio appassionato, un breve tocco, come per verificare se la persona che sta in piedi accanto a voi sia davvero lì. Jankowska realizza un patchwork di riprese digitali e vecchi nastri VHS, ad esempio, il tipo di filmini familiari che tutte le persone di una certa età conservano ancora in cantina, e che sbiadiscono sempre di più fino a scomparire, proprio come i ricordi che avrebbero dovuto custodire per sempre. In tal modo, viaggia avanti e indietro nel tempo con questa donna, non esattamente sicura di dove appartenga o di dove preferirebbe restare.

Presumibilmente basato su una storia vera molto simile, questo film sembra domandarsi se ricordare sia una gioia, o piuttosto sia meglio dimenticare. Ritrovando qualcuno che è diventato un estraneo, Mika può letteralmente dare un'occhiata nella testa di suo padre. C'è un certo fascino in questo, nell'essere in grado di "sezionare" un genitore assente, scoprire tutti i segreti e persino le ferite passate, senza che questo possa comunque cancellare il passato. Forse la vera gioia sta semplicemente nel lasciar andare tutto, come consigliato a gran voce da un certo film Disney.

Anatomia è prodotto dalla polacca Opus Film, e coprodotto dalla francese Kometa Films e le polacche EC1 Łódź Miasto Kultury, Canal+ Polska, Opus TV e Coloroffon.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy