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VENEZIA 2021 Concorso

Recensione: Un altro mondo

di 

- VENEZIA 2021: Vincent Lindon vede quanto sporco si annida nei piani alti delle aziende nell'eccellente ultima parte dell'acclamata "trilogia sul lavoro" di Stéphane Brizé

Recensione: Un altro mondo
Vincent Lindon in Un altro mondo

Dopo l'ufficio di collocamento in La legge del mercato [+leggi anche:
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, Stéphane Brizé completa ora la sua acclamata “trilogia del lavoro” nelle stanze dirigenziali con Un altro mondo [+leggi anche:
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, in concorso alla 78ma Mostra di Venezia. Come nelle puntate precedenti, Vincent Lindon (alla sua quinta collaborazione con Brizé) veste i panni del protagonista, questa volta come direttore della filiale francese di una grande compagnia americana, dove profitti e tassi di produzione sono espandibili all’infinito e il capitale umano è facilmente sacrificabile.

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Iniziando con una classica panoramica sulle foto incorniciate di due fidanzati innamorati, un padre orgoglioso con la sua prima bambina, una giovane famiglia felice di quattro persone e una famiglia un po’ più segnata, anni dopo, il giorno del diploma della figlia maggiore, Un autre monde passa poi a rispecchiare bruscamente il suo titolo (“un altro mondo”) poiché ritroviamo Philippe (Lindon) e Anne Lemesle (Sandrine Kiberlain, vera ex moglie di Lindon), un tempo quei fidanzati innamorati, nello studio di un avvocato e nel mezzo di accese trattative per il divorzio. La colpa è del lavoro di Philippe: negli ultimi (troppi) anni hanno trascorso in tutto sei fine settimana insieme, calcola freddamente Anne. In una scena sempre più tesa, passano per rabbia, accuse, risentimento, lacrime e, alla fine, profonda tristezza.

Stacco brusco su un montaggio della realtà quotidiana di Philippe: si aggiusta giacca e cravatta, prende una pillola, forse per il cuore o per la pressione, tapis roulant in palestra (come metafora della sua corsa al successo). Un altro stacco, alla realtà lavorativa quotidiana di Philippe, che fagocita quei fine settimana che dovrebbero essere passati a casa. Questa azienda estremamente produttiva, come si intuisce da una serie di energiche scene di riunione del consiglio di amministrazione, può sempre fare di meglio. Un ulteriore taglio dei costi sulle attività europee della compagnia è stato appena richiesto dal quartier generale americano e i capi francesi hanno passato il piano di licenziamento ai rispettivi direttori di filiale. C'è il gioco scorretto ("In Germania hanno già risolto") e i direttori lo scoprono ("Abbiamo parlato con la Germania ieri, sono nello stesso pasticcio"). Ad ogni modo, si attendono risultati in entrambe le realtà che compongono la vita di Philippe, e questo rischia di portarlo al collasso.

Come un "deus ex machina", il regista Brizé introduce quindi con il suo partner di sceneggiatura nella trilogia Olivier Gorce un'offerta di redenzione, sotto forma di emergenza familiare. A suo figlio Lucas viene diagnosticata una forma di autismo, e ciò mette temporaneamente da parte le crisi aziendali e matrimoniali. Philippe approfitta di questo momento di respiro per escogitare un piano che possa giovare a tutti. L'esito, che resta aperto (e plausibile), comporta una rivalutazione, segnali di una possibile riconciliazione e manovre ancora più sporche (che stanano un manager americano particolarmente spregevole). Il risultato potrebbe essere un po' troppo bello per essere vero, ma non c'è dubbio che Philippe sia un uomo molto onesto, sia al lavoro che a casa. E che rimangano insieme o meno, auguriamo il meglio ai Lemesles, in questo futuro incerto che resta l'orizzonte di questa ottima conclusione di un'ottima trilogia.

Un altro mondo è prodotto dalla francese Nord-Ouest Films e France 3 Cinéma in associazione con Diaphana e Wild Bunch Production, con la partecipazione di Canal+, Ciné+ e France Télévisions. Le vendite internazionali sono gestite da Wild Bunch International.

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(Tradotto dall'inglese)

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