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VENEZIA 2021 Giornate degli Autori

Recensione: The Stranger

di 

- VENEZIA 2021: Il film d'esordio di Ameer Fakher Eldin vede un ex medico in difficoltà affrontare la vita sulle alture del Golan, un luogo di occupazione e patriarcato

Recensione: The Stranger
Ashraf Barhom in The Stranger

Presentato in anteprima mondiale nella sezione laterale Giornate degli Autori della Mostra di Venezia, il film d'esordio di Ameer Fakher Eldin, The Stranger [+leggi anche:
trailer
intervista: Ameer Fakher Eldin
scheda film
]
, condivide non solo il titolo con il famoso lavoro di Albert Camus, ma anche il focus su un uomo immerso in una crisi esistenziale che sfiora l'assurdo. Comincia con una voce di donna che chiede dietro la testa di un uomo che guarda fuori dalla finestra: "Francia? Hanno un pane delizioso... Germania?". È un'apertura strana e misteriosa che suggerisce immediatamente il desiderio di essere in un posto diverso dalle alture del Golan occupate, il conteso territorio di confine di Israele con Siria e Libano.

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L'uomo in transizione, che guarda fuori dalla finestra, è Adnan (Ashraf Barhom), che non vuole lasciare le montagne innevate. Una nebbia tardiva e fuori stagione si muove tra le rovine di più di 100 villaggi siriani distrutti durante e dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967. La nebbia è una metafora dello stato d'animo di Adnan. È un uomo intrappolato dal peso della storia, dai propri traumi e da un sistema patriarcale in rovina. Non vuole essere come il suo testardo padre, Abu Adnan (Mohammad Bakri), ma come sostiene Layla (Amal Kais), la sua longanime moglie e madre della loro figlia, è proprio come lui.

Il sentimento di animosità tra padre e figlio è reciproco. Abu Adnan ha la barba bianca e sta scrivendo un testamento, dichiarando che lascerà tutto al tempio, compresa la sua casa e il suo meleto, diseredando il suo unico figlio, Adnan. Adnan parla a malapena con suo padre e vuole essere diverso. Eppure, tutti quelli che lo conoscono vedono Adnan come un ex medico che ora è solo l'ubriacone della città, che incolpa di tutti i suoi guai la sua famiglia distrutta e nutre la sensazione di sapere meglio di chiunque altro come sistemare tutto. Adnan è in uno stato così grave che suo cognato lo visita nel suo frutteto "di merda" e vuole che divorzi da sua sorella, poiché lei ama troppo suo marito per lasciarlo. Layla è un personaggio usato per suggerire speranza, ma è troppo marginale perché questo messaggio colpisca davvero.

Come se i suoi problemi domestici non fossero già abbastanza grandi da affrontare, arriva il punto cruciale della storia: la città è occupata dalle forze israeliane. I protagonisti devono passare dei posti di blocco se vogliono andare e venire. Non possono fare quello che vogliono. "A cosa serve questo posto di blocco?" è una domanda a cui nemmeno chi presiede il blocco vuole rispondere, o forse non può; è così e basta. Adnan quasi litiga con lui, ma la posizione di potere è chiara ed è frustrato. È questa la fonte dei suoi sentimenti di inutilità? Urla che vuole andare a Damasco, dove non può andare da cinquant'anni, e nemmeno la guerra che infuria in Siria sembra frenare questo desiderio. Sembra che stia per superare il limite, fino a quando la sua vita non prende una svolta drammatica e il film cambia tono, dal momento che Adnan si ritrova a dover aiutare un misterioso soldato ferito nella guerra siriana. Il regista Eldin usa questo incontro per contestualizzare alcuni dei suoi temi e per dare ad Adnan un'entità fisica per aiutarlo ad affrontare la nebbia nella sua mente.

The Stranger è una produzione siriano-tedesco-palestinese-qatariana guidata da Fresco Films e Red Balloon Film, che si occupa anche delle vendite internazionali. Il film è coprodotto da Metafora Production.

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(Tradotto dall'inglese)

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