email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2021 Orizzonti

Recensione: El hoyo en la cerca

di 

- VENEZIA 2021: Il secondo lungometraggio del regista messicano Joaquín del Paso vi dà il benvenuto nel campo estivo dell'inferno, anche se i suoi responsabili dicono che è benedetto

Recensione: El hoyo en la cerca
Valeria Lamm (centro) in El hoyo en la cerca

Al cinema, i registi messicani sono in grado di ritrarre un mondo segnato da un'estrema disuguaglianza sociale meglio di chiunque altro. Forse perché la società messicana sembra amplificare la disparità che vediamo altrove: i ricchi sono più ricchi e più avidi, mentre i poveri sono più disperati ed esclusi. Uno dei principi che governano gran parte delle società moderne dopo la Guerra Fredda, secondo cui la ricchezza "filtra" e la mobilità sociale esiste, è messo in discussione con urgenza da registi come Michel Franco e ora da Joaquín del Paso, con il suo nuovo lungometraggio El hoyo en la cerca [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, presentato in anteprima nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Si tratta di un lavoro molto ben girato, ben progettato e piacevole da guardare, con ottime interpretazioni improvvisate da parte di un cast di giovani adolescenti che recitano per la prima volta ("Mai lavorare con bambini o animali" è il cliché cinematografico che i registi accettano come sfida). Può sembrare un'affermazione un po' strana dopo il paragone con Michel Franco, ma la verità è che El hoyo en la cerca non funziona del tutto a causa del suo tono sensazionalista e di alcuni aspetti imprecisi nella sua dura critica all'educazione religiosa. Quando un film è al contempo politico e incoerente, il primo elemento perde il suo effetto.

Nonostante sia basato sulla realtà (il regista ha frequentato un'istituzione educativa simile in gioventù), sembra che El hoyo en la cerca non si fidi abbastanza del suo pubblico da vedere il campo di Los Pinos come un luogo inquietante in sé, così il regista decide di filmarlo come un horror americano. Si tratta di un accampamento cattolico in mezzo alla campagna, dove di tanto in tanto si praticano riti autoritari come quelli di Salò. Non c'è nemmeno un personaggio centrale: l'attenzione si sposta dai bambini, costantemente impegnati a bullizzarsi a vicenda, ai sadici custodi ed educatori del campo. Il film ha una struttura a episodi, ma l'escalation di tensione è molto forte, nonostante i dubbi che la trama può generare.

I partecipanti al campo di Los Pinos affrontano un terrificante percorso di preghiere, giochi violenti, egoistici atti di altruismo (come una donazione di cibo alla città vicina) e paranoia. Eduardo (Yubá Ortega), un ragazzino di origine indigena, è bullizzato in una misura che sfiora l’estremo, anche per i giovani di quell’età. I responsabili del campo, i professori Monteros (Enrique Lascuráin) e Stuhr (Jacek Poniedziałek), dicono che c'è un uomo strano e malvagio che si aggira per i terreni e il bosco adiacente, quando in realtà è un "attore" da loro assunto per cercare di instillare certi atteggiamenti sociali nei giovani. Il fatto che questo sia anche un punto chiave nella storia dell'assurdo film del 2004 di M. Night Shyamalan The Village mostra come la drammaturgia e la trama del film di Del Paso non siano particolarmente innovativi.

La sceneggiatura è tutt’altro che noiosa o debole; il problema è che, a un attento esame, alcuni dettagli in El hoyo en la cerca non sempre stanno in piedi. L'opera ha una certa visione deterministica della natura umana, e la costante sensazione che “stia per succedere qualcosa di brutto” (come guardare un servizio di porcellana che sta per cadere da un tavolo) pervade il film dalle sue prime immagini, dove vediamo uccelli colorati e ascoltiamo strani arpeggi synth. Siamo di fronte a un lavoro ambizioso, che mira a diagnosticare i problemi sociali del Messico "pensando ai bambini", ma mostra anche un rovescio in cui il libero arbitrio è possibile nella nostra vita adulta, dove il futuro non è ancora scritto (accidenti alle spiacevoli esperienze di gioventù).

The Hole in the Fence è una coproduzione di Messico e Polonia, guidata da Cárcava Cine. I coproduttori sono Amondo Films e Roleplay Agency. Le vendite mondiali sono curate da Wild Bunch International.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy