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VENEZIA 2021 Orizzonti Extra

Recensione: Ma nuit

di 

- VENEZIA 2021: La direttrice del casting Antoinette Boulat firma un esordio alla regia commovente, paradossale, diseguale e insolito sulla scia della carismatica rivelazione Lou Lampros

Recensione: Ma nuit
Lou Lampros in Ma nuit

"Le persone che hanno perso qualcuno di recente hanno un certo sguardo, riconoscibile forse solo da chi ha visto quello sguardo sul proprio volto. L'ho notato sul mio viso e lo noto ora sugli altri. Lo sguardo è di estrema vulnerabilità, nudità, apertura". Aprendo il suo primo lungometraggio da regista, Ma nuit [+leggi anche:
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intervista: Antoinette Boulat
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, con questa citazione da L’anno del pensiero magico della scrittrice americana Joan Didion, la nota direttrice del casting francese Antoinette Boulat "dà il la" a un film d’atmosfera molto strano, svelato nel programma Orizzonti della 78ma Mostra di Venezia.

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Perché è questo particolarissimo stato di fluttuazione causato dal lutto, questa sensazione di vuoto intenso in cui risuonano emozioni profondamente represse e che sconvolge tutte le percezioni del mondo circostante e tutti i rapporti umani, che funge da filo conduttore al vagare di una giovanissima donna (la rivelazione Lou Lampros) in una Parigi notturna al confine tra il sogno e l’incubo. Un vagabondare carico di cattivi presentimenti che riecheggia la grande paura del futuro di una giovane generazione oziosa, disorientata e febbrile ("l’eternità? Con cosa riempirla?"), tentata dallo stordimento e dalla fuga, "al contempo felice e triste per quasi gli stessi motivi". Ma, come un angelo custode che emerge dalle tenebre del deserto urbano, si apre un varco, un incontro, uno scambio, una breccia verso la libertà e un altro mondo possibile, forse l'amore...

Da cinque anni, ossia dalla morte della sorella maggiore che ha provocato la dipartita di suo padre e ha portato sua madre "a dare di matto", Marion affronta tutto questo. Ma a 18 anni è un fardello invisibile molto pesante da portare ("la gente dice che sarà tutto meraviglioso, ma si riduce tutto a una telefonata... non so nemmeno cosa ci sia da sognare"). Solitaria tra le sue amiche con cui gira per le strade di Parigi e si scatena a una festa, si ritira alle ore più profonde della notte per tornare a casa. Nelle strade deserte della capitale incontra poi Alex (l'israeliano Tom Mercier, il protagonista di Synonymes [+leggi anche:
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intervista: Nadav Lapid
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). Inizia uno strano passo a due, fatto di conversazioni e dubbi, mentre calpestano l'asfalto e respirano l'aria unica e a volte pericolosa della Parigi notturna.

Girato in un formato 1.37:1 che accentua l’isolamento dei personaggi, Ma nuit è un film molto atipico, che mira a catturare e a restituire un territorio psicologico e geografico commovente e paradossale. Un disegno che trova la sua vera forma nella sua seconda parte (attorno al suo accattivante duo di interpreti principali) dopo una fase espositiva sicuramente varia ma anche molto disomogenea nella sua rappresentazione più "banale" della giovinezza di oggi. Occorre quindi una certa pazienza per passare dall'altra parte dello specchio e lasciarsi sedurre dal linguaggio cinematografico singolare della regista.

Prodotto da Macassar Productions e Sombrero Films con Prod Lab e i belgi di Les Films du Fleuve, Ma nuit è coprodotto da Wheelhouse Productions, Thornhill Films e Arte/Cofinova. Le vendite internzionali sono affidate a Cercamon.

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(Tradotto dal francese)

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