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LOCARNO 2021 Concorso

Recensione: The River

di 

- L'ultima offerta del libanese Ghassan Salhab è un vero esempio di "cinema lento"

Recensione: The River
Ali Suliman e Yumna Marwan in The River

Poiché The River [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
- parte finale del trittico che comprende anche The Mountain e The Valley [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
- è arrivato nella competizione principale del Locarno Film Festival, non si può negare l’impegno di Ghassan Salhab nel parlare delle lotte in Libano senza che quasi si pronunci una sola parola - proprio come la coppia del film (interpretata da Ali Suliman e Yumna Marwan), una di quelle sempre sedute in un angolo in un ristorante, con l'aria infelice.

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Per quanto poco si sappia del loro passato, è una relazione costellata di sguardi imbarazzati e lunghi silenzi, almeno fino a quando non si ritrovano nei boschi. È autunno, sembrerebbe, perché il mondo è già svuotato di tutti i colori e coperto di foglie. O forse sta semplicemente morendo. Lì, in realtà sembrano finalmente affrontare alcuni problemi, o addirittura provare di nuovo desiderio. Ma la loro fuga è un'illusione, con i suoni invasivi dei caccia a reazione che perforano regolarmente l'aria.

Se c'è una cosa che Salhab comunica bene, è il senso di mistero, di qualcosa di oscuro che accade da qualche parte oltre il limitare degli alberi o oltre una nebbia insolitamente fitta, che a un certo punto li inghiotte. Questa foresta potrebbe anche essere un altro tipo di Stalker, con gli animali che incontrano che si comportano in modo buffo. La tensione tra i due, chiaramente all’estremo, può essere percepita tutt'intorno a loro, e mentre Suliman e Marwan hanno entrambi una certa presenza (anche se la loro recitazione sembra avvenire al rallentatore), The River è uno di quelli film che sembrano straordinariamente più lunghi del loro tempo effettivo. Camminano senza meta, con l'uomo che filma la sua compagna come se volesse dimostrare a se stesso che lei è lì. Avrebbe potuto essere una storia di fantasmi, e forse lo è. Ma non si può negare che, nonostante la sua atmosfera palpabile, sia piuttosto noioso.

“Ero lo stesso quando mi sono alzato stamattina? Penso quasi di ricordare di essermi sentito un po' diverso. Ma se non sono lo stesso, la domanda successiva è: chi diavolo sono io?" Salhab ripete in modo piuttosto sorprendente Lewis Carroll o, meglio, la sua ragazza, Alice, mostrando un punto in cui un altro coniglio bianco con un panciotto e un orologio potrebbe essere scomparso pochi istanti fa. Dato il ritmo del film, avrebbe anche potuto aggiungere: “O il pozzo era molto profondo, o lei è caduta molto lentamente, perché ha avuto tutto il tempo mentre scendeva per guardarsi intorno e chiedersi cosa sarebbe successo dopo”. Perché di sicuro viene da chiedersi anche perché, in fin dei conti, l'amore non è mai abbastanza.

The River è una produzione tra Libano, Francia, Germania e Qatar di Khamsin Films, scritto da Ghassan Salhab. La coporduzione è di The Postoffice, Les Films de l’Atlaï e Unafilm. Le vendite internazionali sono curate da Les Films du Losange.

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(Tradotto dall'inglese)

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