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FILM / RECENSIONI Svizzera / Libano

Recensione: Love of Fate

di 

- Pierre-Alain Meier torna con un film incredibilmente toccante, un ritratto di due famiglie in preda all’incontrollabilità del destino

Recensione: Love of Fate

Spinto ancora una volta dal bisogno di mettere sotto i riflettori realtà marginalizzate perché troppo lontane da noi, volti che non si manifestano se non nei reportages dei telegiornali, il regista svizzero Pierre-Alain Meier si è questa volta spostato in Libano, tre anni dopo il suo Adieu l’Afrique [+leggi anche:
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. Lì vivono ben un milione e mezzo di profughi siriani alla ricerca di tregua, di un posto (anche se molto frugale) dove potersi fermare e sperare ancora che le cose possano cambiare.

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Presentato in prima mondiale al Festival International de Films de Fribourg, Love of Fate [+leggi anche:
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è uno di quei film che lasciano un ricordo indelebile. Ciò che colpisce, e che culmina nella tragica rivelazione finale, è il pudore con il quale il regista segue due famiglie pochi giorni prima della loro partenza per la Germania. Fra speranza e tristezza dovuta al fatto di dover abbandonare tutto ciò che hanno conosciuto fin ora, i protagonisti di Love of Fate evolvono in uno spazio tempo indefinito, un “qui e ora” artificiale fatto di “case” provvisorie che contengono i ricordi di una vita e giornate sempre uguali nell’attesa che qualcosa finalmente cambi.

Senza mai cadere nel miserabilismo, l’ultimo film di Meier si interroga sulle conseguenze dello sradicamento di intere famiglie e sulla capacità che ognuno di noi ha di ricominciare da capo sentendo sulle spalle il peso di chi è rimasto. Sebbene si possa controllare (quasi) tutto: dall’organizzazione dettagliata del viaggio all’installazione in Germania, il paese d’accoglienza delle due famiglie, il destino purtroppo procede secondo regole tutte sue. È in effetti lui che, all’ultimissimo minuto, mescola le carte in tavola impedendo a uno dei due gruppi di partire. Sebbene la Germania sembrasse fino a lì rappresentare una vera e propria rinascita, ora è solo la vita nella sua più disperata semplicità a dominare.

Il pudore che il regista manifesta nel filmare il quotidiano dei suoi protagonisti lascia il posto, nelle tragiche scene finali del film, alla realtà così com’è: imprevedibile e crudele. La situazione si complica, certo, ma la speranza continua a planare sul film come una nebbia fitta e persistente: in Germania i membri dell’associazione si attivano per trovare delle soluzioni alternative, in Libano si cerca di superare il dramma prima di poter ricominciare (forse) a sperare. Il film si conclude in modo quasi “clinico” con la riunione d’urgenza dell’associazione ospite come a ricordarci che nemmeno gli aiuti messi a disposizione possono sistemare tutto e che la vita, con i suoi imprevedibili colpi di scena, continuerà a infischiarsene tanto delle frontiere quanto dei soldi. In un moto costante di distruzione e ricostruzione i protagonisti di Love of Fate dovranno ancora una volta riapprendere a vivere.

Love of Fate è prodotto da Thelma Film AG che si occupa anche delle vendite all’internazionale.

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