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CANNES 2021 Concorso

Recensione: Sull'isola di Bergman

di 

- CANNES 2021: Mia Hansen-Løve realizza una grande opera, un gioco di specchi incentrato sulla coppia, la creatività, la passione per il cinema e i fantasmi, nel contesto estivo dell’isola di Fårö

Recensione: Sull'isola di Bergman
Vicky Krieps in Sull'isola di Bergman

"Chi sei? Tu o io?". È un viaggio oltre il solido terreno delle certezze, su un'isola cinematografica dove tutto è da scoprire da soli, dove si sbarca con il bagaglio più o meno pesante dei propri ricordi o con i sussulti del tempo presente, in un luogo dove le regole del gioco possono cambiare radicalmente in qualsiasi momento, quello a cui la regista francese Mia Hansen-Løve invita lo spettatore di Sull'isola di Bergman [+leggi anche:
trailer
intervista: Mia Hansen-Løve
scheda film
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, in concorso al 74° Festival di Cannes. Un'immersione estiva di grande bellezza formale popolata da segreti delicati e da strati invisibili attraverso i quali la regista declina perfettamente il suo acuto senso delle sfumature, dei riflessi e della circolazione delle profonde correnti sotterranee che influenzano la superficie del sentimenti.

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In apparenza, tuttavia, tutto sembra molto semplice. Chris (Vicky Krieps, attrice ideale per lo stile raffinato e ultra sensibile della regista) e Tony (Tim Roth) si stabiliscono per l'estate, per scrivere sceneggiature, sull'isola svedese di Fårö dove ha vissuto (e vi ha girato sei film) per 40 anni uno dei maestri della storia del cinema: Ingmar Bergman. L'ambientazione è splendida (natura, calma, spiaggia, orizzonte, bicicletta, ecc.) e la coppia alterna esplorazioni turistiche cinefile e sessioni di lavoro, ciascuno nel proprio spazio (lui nella casa in affitto dove sono state girate Scene da un matrimonio, lavoro che avrebbe causato un numero record di divorzi; lei in un mulino vicino). Ma tra loro regnano tensioni quasi impercettibili, e anche segreti più tormentati. Perché come la casa di Come in uno specchio, una delle tappe del Bergman Safari locale, tutto può essere solo una facciata...

Il film prende improvvisamente un'altra dimensione quando Chris inizia a raccontare a Tony della sceneggiatura che sta scrivendo, chiamata La robe blanche. Tutto riparte quindi sullo stesso traghetto dell’inizio, ma questa volta con Amy (Mia Wasikowska) che arriva da New York per tre giorni a Fårö per il matrimonio dell'amica Nicolette (Clara Strauch), ma che è soprattutto molto agitata ed eccitata dalla prospettiva di rivedere Joseph (Anders Danielsen Lie), il grande amore della sua adolescenza e che è stato il suo amante negli anni successivi ("la prima volta troppo presto, la seconda volta troppo tardi"). Quindi Chris racconta questa storia a Tony, ma la storia in stile matrioska di Bergman Island ha in serbo altre sorprese.

Gioco di doppi molto ben controllato, leggerezza nel decifrare affetti molto profondi (tempestosi, ma anche oscuri) evitando qualsiasi catarsi (si gioca a buttarsi in faccia meduse che non pungono), studio puntinista delle onde e dei fantasmi che circolano nelle coppie, riciclo bergmaniano e omaggio per i cinefili esegeti (ma non occorre essere studiosi in materia per apprezzare il film), accenni di umorismo (una novità nella carriera della cineasta), interpreti impeccabili e messa in scena di compiuta eleganza (con la superba fotografia di Denis Lenoir): Mia Hansen-Løve firma, con finezza, un'opera che è la quintessenza del suo stile che delizierà i suoi seguaci.

Prodotto dalla società parigina CG Cinéma con la coproduzione di Arte France Cinéma, dei tedeschi di Neue Bioskop Film, i belgi di Scope Pictures, gli svedesi di Plattform Produktion, i messicani di Piano e i brasiliani di RT Features, Sull'isola di Bergman è venduto nel mondo da Kinology.

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(Tradotto dal francese)

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