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CANNES 2021 Semaine de la Critique

Recensione: Piccolo corpo

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- CANNES 2021: L’esordio di Laura Samani è una storia di donne del nord est italiano agli inizi del '900 che si ribellano alla cultura dominante e coltivano una speranza

Recensione: Piccolo corpo
Celeste Cescutti (centro) in Piccolo corpo

Pochi anni fa, esattamente nel 2007, la Chiesa Cattolica ha definitivamente archiviato il concetto di limbo, il luogo in cui finiscono i bambini morti non ancora battezzati. Ma per secoli il clero ha sostenuto quanto scritto nei Vangeli e il limbo si è imposto nella cultura popolare e laica, mentre la Divina Commedia di Dante ha contribuito a tenerlo vivo nell’immaginario collettivo.

Una bambina nata morta suggerisce il titolo del bell’esordio di Laura Samani, Piccolo corpo [+leggi anche:
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, film in costume ambientato in una piccola isola del nord est italiano, in un inverno agli inizi del '900, proiettato nella Semaine de la Critique del 74° Festival de Cannes. Per la piccola non c’è niente da fare, è condannata all’oblio. E Agata, la madre, lo sa bene. Per fortuna il popolo ha le sue armi di difesa. Si chiamano credenze, riti, superstizione, magia, miracoli. Qualcuno suggerisce ad Agata che a nord, sulle montagne, c’è un santuario dove i bambini vengono riportati in vita, giusto il tempo di un respiro, quello che basta per battezzarli. Agata vuole dare un nome alla sua creatura, consegnarle un’identità. Dopo un breve colloquio con l’indifferente marito (Denis Corbatto), la giovane donna nasconde il corpicino in una scatola di legno e lascia il villaggio di pescatori con il suo fardello sulle spalle, verso la meta sconosciuta.

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Tenendo l’obiettivo della macchina da presa stretta sul suo volto, la regista accompagna la protagonista Celeste Cescutti in un’avventura ovattata, attraverso luoghi incontaminati abitati da una società preindustriale, gente di poche parole che ripete i gesti di una quotidianità povera e affamata. Nel suo viaggio - dalla laguna di Caorle e Bibione alle montagne della Carnia e del Tarvisiano - Agata sale su un carro di contadini che viene attirato in una trappola da una donna (Giacomina Dereani) e assalito da una banda di briganti. Ma Agata viene salvata da uno strano ragazzo detto Lince, interpretato da Ondina Quadri (che era stata protagonista della notevole opera prima di Carlo Lavagna, Arianna [+leggi anche:
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, in cui interpretava una giovane persona intersessuale) en travesti. Agata non ha mai visto la neve, Lince non ha mai visto il mare. Il ragazzo si offre di accompagnarla in cambio del contenuto dalla scatola e l’iniziale cautela si trasforma in amicizia. Il viaggio non è ancora terminato, bisogna attraversare una miniera di carbone e poi un lago di montagna prima di raggiungere l’eremita (Anna Pia Bernardis) che può compiere il miracolo. “Se non hai un nome non esisti”, sussurra Agata a Lince, che è stata ripudiata dai suoi genitori per il suo travestirsi, e un nome non ce l’ha più.

Il film, recitato in lingua friulana e dialetto veneto che necessitano di sottotitolatura, ha il rigore stilistico del film d’autore da circuito festivaliero, ma i personaggi femminili che si ribellano sommessamente ad una cultura che le vuole lavoratrici e madri duttili e remissive, con una identità di genere ben definita, aggiornano il film a temi del presente. Gli sceneggiatori, Elisa Dondi e Marco Borromei con la stessa regista, sono partiti dalla scoperta che fino alla fine del 19° secolo questi santuari in cui si riportava il respiro ai bambini sono esistiti davvero in tutto l'arco alpino, inclusa la Francia che ne contava quasi duecento, per raccontare una piccola storia sul coltivare una speranza che va oltre il confine tra la vita e la morte.

Piccolo corpo è una coproduzione di Nefertiti Film con Rai Cinema, Tomsa Film e Vertigo. Il distributore internazionale è Alpha Violet.

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