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CANNES 2021 Semaine de la Critique

Recensione: The Gravedigger's Wife

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- CANNES 2021: Il regista finlandese Khadar Ayderus Ahmed si preannuncia come un regista da tenere d'occhio con questo tenero ritratto di una coppia africana alle prese con una crisi sanitaria

Recensione: The Gravedigger's Wife
Yasmin Warsame e Omar Abdi in The Gravedigger's Wife

Presentato alla Semaine de la Critique di Cannes, il film d'esordio del regista finlandese d’adozione Khadar Ayderus Ahmed, The Gravedigger’s Wife [+leggi anche:
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, è un racconto meraviglioso e multiforme ambientato a Gibuti. Il film usa una bellissima storia d'amore per parlare della crisi sanitaria in Africa e della posizione del matriarcato nell'Islam, con un sottotesto su come il continente africano sia la parte dimenticata del mondo globalizzato.

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Ahmed fa eco al maestro regista senegalese Ousmane Sembène nel modo in cui affronta grandi temi utilizzando una trama apparentemente semplice. Guled (Omar Abdi) è un becchino, un lavoro essenziale ma non molto rispettato che richiede la morte di qualcuno per guadagnarsi da vivere. La natura macabra di questo lavoro è evidente quando si mostrano i becchini che aspettano un evento luttuoso fuori dagli ospedali, sapendo che la tradizione islamica richiede che un corpo venga seppellito il prima possibile dopo la morte. È un lavoro faticoso, ma con cui non puoi guadagnarti da vivere. Guled vive con sua moglie, Nasra (la top model Yasmin Warsame), alla periferia di Gibuti, in una zona povera della città. Hanno un figlio, che è sempre fuori ed evita i suoi genitori come fanno generalmente gli adolescenti.

Se Ahmed è una persona silenziosa e tranquilla, sua moglie è per così dire l'anima della festa. In una formidabile introduzione, Nasra irrompe in un matrimonio usando la sua astuzia e una capra selvatica (gli animali appaiono costantemente nel film). La coppia si diverte moltissimo, cantando e ballando. Quindi è ancora più straziante scoprire che Nasra ha bisogno di un'operazione per salvarsi la vita e Guled deve trovare 5.000 dollari per pagarla. Nella tradizione dei grandi registi, Ahmed non insiste sul fatto che si tratta di una somma di denaro che non sarebbe un grande problema in Occidente ma è sufficiente per gettare l'ospedale, così come la famiglia, nel panico. Il pubblico è lasciato a decidere se quella situazione sia giusta o meno, poiché Guled, contro il volere della moglie, intraprende un viaggio nel villaggio di sua madre per chiederle del denaro. La ragione della sua riluttanza diventerà evidente quando incontreremo questo testardo personaggio.

Per il viaggio nel deserto il direttore della fotografia Arttu Peltomaa cambia obiettivo e inquadratura per passare da quella centrale chiusa della città a campi più larghi. In questo modo, il contrasto tra il moderno e il tradizionale è un fenomeno visivo che si integra nella trama narrativa. È un cinema efficace che adotta un approccio minimalista al dialogo e alla messa in scena per creare e mantenere il mistero. La storia secondaria vede il figlio della coppia raccogliere la sfida di assumersi maggiori responsabilità familiari, aiutando la madre malata mentre suo padre è via.

C'è anche il ticchettio di un orologio per sottolineare l’urgenza. La famiglia ha una scadenza entro la quale portare i soldi in ospedale o affrontare le fatali conseguenze. Proprio come nell'approccio dei fratelli Dardenne, Ahmed non usa trucchi cinematografici per aumentare la tensione già accresciuta, e l'epilogo crea abilmente collegamenti con eventi precedenti che non sembravano nemmeno significativi.

È un film che peraltro sostiene tutto il dibattito, l'azione, le soluzioni, i sogni e la musica radicati in Africa. Nonostante sia una coproduzione europea, Ahmed gira un film che sfida il tradizionale sguardo cinematografico europeo sull'Africa.

The Gravedigger’s Wife è prodotto dalla finlandese Bufo, e coprodotto dalla tedesca Twenty Twenty Vision e la francese Pyramide Productions, mentre le vendite sono affidate a Orange Studio.

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(Tradotto dall'inglese)

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