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NIFFF 2021

Recensione: Son

di 

- Il prodigio irlandese Ivan Kavanagh delizia il pubblico grazie ad una bomba horror che amplifica l’ambiguità angosciante del reale

Recensione: Son
Andi Matichak e Luke David Bloom in Son

Dopo la sua première al Dublin Film Festival (dove ha giocato in casa), Son [+leggi anche:
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scheda film
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(coproduzione tra Irlanda, Stati Uniti e Regno Unito) di Ivan Kavanagh invade gli schermi del Concorso internazionale del Neuchâtel International Fantastic Film Festival (NIFFF) grazie ad una storia raccapricciante nella quale l’innocenza dell’infanzia si trasforma in lotta sanguinaria per la sopravvivenza. Fino a che punto può spingersi un genitore per proteggere il proprio figlio? E se questo stesso figlio si trasformasse in un essere malefico assetato di sangue, le cose cambierebbero? Ivan Kavanagh spinge il pubblico a confrontarsi con il lato oscuro dell’infanzia ma anche e soprattutto con le conseguenze di traumi che lasciano nella psiche ferite impossibili da rimarginare.

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Scappata da una setta che l’ha tenuta prigioniera per anni, Laura (Andi Matichak) pensa di essere riuscita a ricostruirsi una vita con suo figlio David (Luke David Bloom), nella calma e apparentemente innocua periferia di una non ben specificata città americana. Un dubbio continua però a planare a proposito della salute mentale di questa madre single che afferma di aver visto degli estranei vagare vicino al letto di suo figlio. Pochi giorni dopo i fatti, David è vittima di una tremenda e misteriosa malattia che lo costringe a restare in osservazione in ospedale. Qual’è il legame tra gli estranei nella camera di David e l’improvvisa malattia? Come interpretare i segni fisici di un morbo che sembra intimamente legata alla psiche o meglio ad elementi sovrannaturali? Laura comincia un viaggio disperato alla ricerca di risposte a queste angoscianti domande che sa essere legate ad un passato che non vuole o forse non può affrontare. Le forze demoniache che sembrano essersi impossessate di David sono il frutto della sua immaginazione o reali conseguenze di un gioco pericoloso con le forze del male? Laura e David seminano sul loro cammino devastazione gore e emoglobina a litri, segni premonitori dello slittamento dall’ingenuità bambina all’antropofagia mostruosa.

Grazie a Son, Ivan Kavanagh rivisita il genere horror, già affrontato precedentemente con The Canal (2014), proponendo al pubblico una miscela decisamente efficace di emoglobina e suspense. Rimandi a capolavori quali Rosemary’s Baby o all’horror interiore, quasi “biologico” di David Cronenberg, non tolgono nulla ad un film nel suo insieme coerente e incisivo che tiene il pubblico con il fiato sospeso. Decisamente d’impatto è la scena iniziale nelle quale una donna incinta (Laura), piedi nudi e sporca di fango sta fuggendo in macchina, inseguita da due uomini senza volto. L’elemento più destabilizzante riguarda il parto avvenuto nella macchina, in solitudine, una scena a tratti insostenibile che ci spinge a guardare negli occhi il lato animale e indomabile dell’essere umano. Il regista propone della maternità un’immagine diversa, destabilizzante e al di là degli stereotipi legati ad un “istinto materno” considerato innato e immutabile. Laura è messa alla prova e deve affrontare i limiti di un legame che da umano e viscerale si trasforma in malefica complicità. Suo figlio sta esprimendo fisicamente i traumi di un passato che lei stessa non riesce a ricostruire oppure si tratta di una vera e propria trasformazione diabolica? Difficile dirlo ed è giustamente quest’ambiguità a rendere Son un film intrigante che promette deliziosi picchi d’adrenalina.

Son è prodotto da Park Films (Irlanda), Elastic Film (Regno Unito), Quickfire Films (Regno Unito) e Belladonna Productions (Stati Uniti), e venduto all’internazionale da Altitude Films.

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