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DOK.FEST MUNICH 2021

Recensione: He’s My Brother

di 

- Il commovente documentario di Cille Hannibal e Christine Hanberg esplora il complesso mondo di un uomo sordo-cieco di 30 anni

Recensione: He’s My Brother

“È difficile avere entrambe le parti e comprendere cosa ognuna di queste vuole”, dice Jonna Hanberg a sua figlia Christine, mentre guida la macchina e intraprende un’intensa conversazione. Jonna è la madre di Peter, nato sordo e cieco, che ora è un uomo di 30 anni la cui disabilità gli impedisce di condurre una vita normale e indipendente, e influenza anche le vite delle persone a lui più vicine. Questa battaglia per comprendersi, e il grande sforzo fatto dalla famiglia per fungere da “occhi” e “orecchie” di Peter, sono al centro del nuovo documentario di Cille Hannibal, He’s My Brother, diretto insieme alla sorella di Peter, Christine. Il film si è aggiudicato una menzione speciale nella sezione Nordic:Dox Award del CPH:DOX, e partecipa al concorso principale del DOK.fest, il Festival internazionale del documentario di Monaco.

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He’s My Brother è, dall’inizio alla fine, un’esperienza visiva molto commovente. Veniamo a conoscenza del fatto che la disabilità di Peter è estremamente rara – recentemente è stata diagnosticata come una forma di autismo – ed esistono solo altre tre persone in Scandinavia che soffrono la sua stessa situazione. Ha bisogno di costante assistenza e i suoi unici sensi funzionanti sono l’olfatto, il gusto e il tatto. Dunque, la comunicazione tattile diventa essenziale per condurre una qualunque attività, ma c’è anche un ulteriore ostacolo: un’apposita struttura, che aiutava la famiglia a prendersi cura di Peter, ha chiuso circa cinque anni fa per “ristrutturazione”, lasciando il destino dell’uomo interamente nelle mani della famiglia.

Le immagini sono molto forti: in molte sequenze, percepiamo quanto la situazione sia problematica per tutti. Da una parte, vediamo un uomo incapace di comunicare, che sviluppa atteggiamenti aggressivi come meccanismo di difesa e si sente di vivere in gabbia – un’esperienza che lo spettatore può a malapena immaginare, sebbene il film riesca a trasmettere una frazione di quanto questo possa essere drammatico. D’altra parte, i membri della sua famiglia tentano di dargli tutto l’amore e le attenzioni possibili, ma anch’essi non sono in grado di vivere liberamente. Tuttavia, Jonna e Jørgen (il padre di Peter e Christine), nonostante stiano vivendo un presente difficile, sono molto più preoccupati per il futuro, si chiedono chi si prenderà cura di Peter una volta che loro non ci saranno più. Christine potrebbe diventare la tutrice di Peter, ma lei stessa sa quanto questa scelta sia impegnativa e di come le cambierà la vita.

Il tema principale del documentario, che ruota attorno alla domanda “Come possono questi quattro vivere una vita dignitosa?”, viene esplorato attraverso alcune riprese personali e vari estratti delle videocassette della famiglia Hanberg, che ci mostrano un giovane Peter alla scoperta del mondo e dell’amore dei suoi cari toccando, abbracciando e addormentandosi sulla pancia della madre. He’s My Brother è un accurato ritratto di una famiglia, la cui serenità è stata per troppo tempo appesa a un filo, e nella quale i momenti effimeri di normalità o felicità sono tanto rari quanto preziosi. In una delle scene più emblematiche, per esempio, vediamo Christine e Peter ridere, punzecchiandosi e solleticandosi l’un l’altro, come se fossero ancora bambini, come se per un attimo si fossero dimenticati di cosa entrambi stiano vivendo. È una commovente e spietatamente sincera storia di sofferenza, attesa e amore.

He’s My Brother è una coproduzione tra la società di produzione danese Final Cut for Real e la norvegese Sant & Usant. Le vendite internazionali sono affidate alla società Cinephil di Tel Aviv.

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(Tradotto dall'inglese da Chiara Morettini)

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