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BERLINALE 2021 Generation

Recensione: The White Fortress

di 

- BERLINALE 2021: Il nuovo dramma poliziesco del regista bosniaco Igor Drljača, che poi si trasforma in una storia d'amore, è il suo film più completo, toccante e stimolante

Recensione: The White Fortress
Pavle Čemerikić in The White Fortress

Il regista Igor Drljača, nato a Sarajevo e residente a Toronto, torna alla Berlinale, dove il suo film precedente, il documentario The Stone Speakers [+leggi anche:
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, venne presentato in anteprima mondiale nella sezione Forum nel 2019. Ora presenta il suo film più riuscito, The White Fortress [+leggi anche:
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, in concorso nella sezione Generation 14plus.

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Faruk (Pavle Čemerikić) è un giovane di Sarajevo che, cercando di guadagnarsi da vivere vendendo rottami di ferro con lo zio (JasminGeljo), rimane pericolosamente coinvolto in un crimine insieme al suo amico Almir (Kerim Čutura). Il crimine in questione è il traffico di ragazze per il grande capo Čedo (Ermin Bravo). Tuttavia, per Faruk non è abbastanza trasportare l'adolescente Minela (Farah Hadžić) nella villa fortificata e protetta da guardie del corpo di un suo cliente. Per mostrare la sua dedizione, Faruk dovrebbe anche cercare di adescare altre giovani donne per farle entrare nel giro di prostituzione.

Quindi, in un centro commerciale nel centro di Sarajevo, il nostro eroe chiacchiera con la liceale Mona (Sumeja Dardagan). Il loro rapporto diventa caloroso e confuso, inducendo Faruk a dubitare del suo piano di reclutamento. Quando va a prendere una malconcia Minela, la sua convinzione di abortire la missione si concretizza. Ma Almir lo avverte che Čedo non lo lascerà andare tanto facilmente.

Drljača ambienta il film nei contrasti della realtà sociale bosniaca. L'eroe vive con la nonna malata in un appartamento che testimonia quanto questa famiglia fosse rispettata e raffinata prima della guerra, ma adesso la stessa famiglia vive in condizioni di povertà. Per tutta la sua vita, Faruk si è reso conto che l'istruzione e i valori umani non contano in quella società brutale, e per questo cerca di fare l'opportunista ed essere un "duro" come i suoi coetanei.

Mona, invece, appartiene alla "nuova élite": vive in una casa moderna in una parte elegante della città e un autista in Mercedes la accompagna alla sua scuola privata internazionale. Suo padre (Alban Ukaj) è il tipico politico egoista e le elezioni sono ormai dietro l'angolo. I genitori vogliono mandarla a studiare in Canada, dove starebbe con lo zio e la zia. Ma Mona dimostra di essere molto più di una semplice ragazzina viziata.

Tra le tante scene di spicco del film, l'episodio di Minela è straziante e parla da sé. Quando Faruk va a prenderla per accompagnarla dal suo cliente, lei è sicura di sé, persino arrogante e si comporta come se avesse 25 anni, ma quando Faruk torna a riprenderla, vediamo solo una bambina distrutta che chiama sua madre per dirle che la gita scolastica sta andando bene.

Il film mescola il vecchio con il moderno in un modo caotico e creativo, inserendovi un leggendario film partigiano jugoslavo, messaggi che compaiono sullo schermo, filtri Snapchat e una discussione su un reality show. Il regista evita piacevolmente di filmare il centro storico di Sarajevo e si concentra sui condomini nei sobborghi e sulle strade scoscese ai margini della città, ad eccezione della bellissima scena finale, che si svolge nella fortezza che dà il titolo al film.

La sceneggiatura precisa di Drljača e le storyline coinvolgenti dei suoi personaggi, l'affidabile lavoro di ripresa di Erol Zubčević e il montaggio sobrio e ritmico di Ajla Odobašić ne fanno un film serrato e completo, ma il suo vero protagonista è l'attore serbo Čemerikić.

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, è in lizza per diventare l'attore balcanico più talentuoso della sua generazione. Sembra un mix tra un giovane Christopher Walken e Kevin Bacon, è altrettanto convincente quando cerca di apparire tenero, minaccioso o semplicemente strano, ed è in grado sia di trattenere che di esprimere forti emozioni.

The White Fortress è una coproduzione tra la bosniaca SCCA / Pro.ba e la canadese Timelapse Pictures.

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(Tradotto dall'inglese da Enrico Rossetti)

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