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BLACK NIGHTS 2020 Concorso

Recensione: In the Mirror

di 

- Laila Pakalniņa reinterpreta la fiaba di Biancaneve e i sette nani in un universo ossessionato dal CrossFit che non è troppo lontano dalla realtà

Recensione: In the Mirror
Elza Leimane e Lauris Dzelzītis in In the Mirror

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è sicuramente un esperimento bizzarro, ma riuscito. La nuova impresa di Laila Pakalniņa è stata presentata in anteprima mondiale al Festival Black Nights di Tallinn di quest'anno, dove ha preso parte al concorso principale. La regista e sceneggiatrice nata a Liepāja è meglio conosciuta per il suo dramma The Shoe, proiettato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 1998, e per altri lavori di successo come Three Men and a Fish Pond, Dream Land e The Python, come così come per il suo ultimo lavoro, Spoon [+leggi anche:
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, proiettato a Karlovy Vary lo scorso anno.

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La storia, scritta dalla stessa regista, è essenzialmente uno strano adattamento della fiaba di Biancaneve e i sette nani, ambientata nel presente ossessionato dalla giovinezza e girata con uno speciale “stile selfie”. Filmati interamente in bianco e nero, i personaggi tengono costantemente in mano i loro smartphone e parlano quasi sempre direttamente alla telecamera, godendo spesso della sensazione di “essere osservati”. La trama di base segue vagamente quella della fiaba originale; ma qui il padre (Lauris Dzelzītis) ha un ruolo più importante ed è un allenatore di CrossFit. Quando sua figlia Biancaneve nasce, sua moglie muore. Dopo qualche tempo, si risposa con una giovane donna di bell'aspetto ossessionata dal fitness e da se stessa (la prima ballerina Elza Leimane). Il tempo passa e Biancaneve (la ballerina Madeleine Valdberg) cresce sempre più bella e in forma, alimentando la gelosia e l'odio della matrigna.

Complessivamente l'opera lavora su due livelli. Da un lato, suscita la curiosità dello spettatore di scoprire come verranno messi in scena (e manipolati) alcuni aspetti della fiaba originale all'interno del bizzarro mondo dei personaggi; dall'altro, spinge a un'evidente riflessione sul ruolo pervasivo degli smartphone nella nostra vita, pronti a documentare ogni singolo momento (anche una riuscita serie di burpee), per aumentare i nostri livelli di narcisismo e per far apparire le nostre emozioni più spettacolari. A questo proposito, una delle scene iniziali – quella ambientata al funerale della madre di Biancaneve – è un buon esempio di detta dicotomia, poiché vediamo il padre filmare la propria disperazione con la bara sullo sfondo, e subito dopo un numero di parenti e conoscenti che gli si avvicinano uno dopo l'altro e quasi contenti di entrare nell'inquadratura.

Inoltre, la scelta di rendere la maggior parte dei personaggi e delle comparse ossessionati dal fitness, in particolare la cattiva matrigna di Biancaneve, è molto efficace, in quanto consente a Pakalniņa di giocare con la sua ossessione per il corpo perfetto e di esplorare il suo rapporto con gli specchi che lo riflettono. Anche l'adattamento dei Sette Nani – qui chiamati i Sette Ragazzi – e quello del principe sono in linea con l'ambientazione assurda ritratta nel corso della narrazione.

Fatta eccezione per alcune divagazioni che avrebbero potuto essere accorciate – una in particolare che coinvolge alcuni marinai verso la fine del film – quello di Pakalniņa è un progetto coraggioso e vanta una serie di momenti divertenti, accentuati dalla sua atmosfera surreale. Il suo mondo visionario e ossessionato dal fitness non è troppo lontano dalla realtà e la sua reinterpretazione riesce sorprendentemente a dare un nuovo significato contemporaneo alla fiaba dei fratelli Grimm, pubblicata nel 1812. Il sontuoso montaggio di Ieva Veiveryte (The Flood Won’t Come [+leggi anche:
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) e l'innovativa fotografia di Gints Bērziņš (City on the River [+leggi anche:
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, Spoon) sono la ciliegina sulla torta.

In the Mirror è coprodotto dalla società di Riga Hargla Company e da quella di Vilnius Just A Moment.

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(Tradotto dall'inglese)

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