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SIVIGLIA 2020

Recensione: Vaurien

di 

- Vagabondo seducente e pericoloso, Pierre Deladonchamps brilla di uno splendore oscuro nel primo lungometraggio di Peter Dourountzis. Un thriller sociale sul posto dell'individuo nel mondo

Recensione: Vaurien
Pierre Deladonchamps in Vaurien

È un uomo dall'identità nascosta e senza casa, un vagabondo in parka che esce di prigione e che non esita, in modo più o meno invadente, senza complessi e con un fascino ambivalente, a scivolare negli interstizi delle conversazioni e delle vite altrui, per chiedere un piccolo favore, una sigaretta, una telefonata, un tetto per la notte. Ma un cattivo karma si annida intorno alla sua figura, un lato oscuro pronto a venir fuori in qualsiasi momento... Tale è il pericoloso protagonista, ispirato alla traiettoria criminale di Guy Georges (stupratore e serial killer francese condannato nel 2001) che il regista francese Peter Dourountzis ha posto al centro del suo primo lungometraggio, Vaurien [+leggi anche:
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intervista: Peter Dourountzis
scheda film
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, etichettato dalla Selezione ufficiale di Cannes e che prosegue al 17° Festival di Siviglia (nella sezione Las Nuevas Olas) una carriera festivaliera già molto nutrita (Angoulême, Amburgo, Busan, Namur, Lione, Salonicco).

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Centrare una trama su un personaggio del genere (già affrontato dal punto di vista delle indagini della polizia in L’Affaire SK1 [+leggi anche:
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scheda film
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) evitando di cadere nel compiacimento era una scommessa molto lontana dall'essere vinta in anticipo, ma Peter Dourountzis aveva diverse frecce al suo arco per riuscire a mantenere il suo film sul filo del rasoio. Attingendo ai suoi anni di lavoro al SAMU Social, il cineasta apre Vaurien, sotto la superficie del thriller, a una dimensione sociale molto realistica, immergendosi con reale credibilità nel ventre della Parigi urbana, ai margini della nostra società, con i reietti delle stazioni, i lavoratori ultra-precari, gli individui che dormono per strada o nascosti nelle lavanderie a gettoni, gli squatter e gli attivisti che si appropriano dei beni di prima necessità. Inoltre, il regista ha il pudore di tenere la violenza fuori campo. Soprattutto beneficia di un attore di prim'ordine nella persona di Pierre Deladonchamps, che compone magistralmente un personaggio molto ambiguo, aleggiando sul confine tra empatia e sfiducia, attrazione e rifiuto.

Seguendo passo dopo passo l'inquietante traiettoria di Djé in città e i suoi incontri casuali, in particolare con Maya (Ophélie Bau), Vaurien non cerca di dare spiegazioni psicologiche a buon mercato del confine sfocato tra l'umanità del personaggio e i suoi raptus criminali, perché a volte può amare e altre volte aggredire. Dietro i sorrisi di facciata e il velo opaco del suo protagonista, è più un ritratto dell'estrema povertà urbana contemporanea ("i tempi sono duri") che il regista dipinge, lasciando lo spettatore libero alla propria interpretazione. E questo senza dimenticare un messaggio fondamentale: "Signore, evitate di tornare a casa da sole la sera. Fatevi accompagnare o prendete un taxi. Non isolatevi. Evitate i vicoli bui. Se siete seguite, entrate in un negozio o in un bar…".

Prodotto da Sébastien Haguenauer per 10:15 Productions e coprodotto da Tripode Productions, Vaurien sarà distribuito in Francia da Rezo il 13 gennaio 2021. Le vendite internazionali sono guidate da Kinology.

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(Tradotto dal francese)

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