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MILLENNIUM DOCS AGAINST GRAVITY 2020

Recensione: The Whale from Lorino

di 

- Lo stimolante documentario osservativo di Maciej Cuske sulla vita del gruppo etnico Chukchi nel nord-est della Siberia è stato uno dei vincitori del Millennium Docs Against Gravity

Recensione: The Whale from Lorino

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, il documentario del regista polacco Maciej Cuske, presentato in anteprima mondiale all'IDFA e che ha appena vinto lo Smakjam Polish Competition Prize per la Miglior produzione al Millennium Docs Against Gravity, è un epico documentario osservativo e antropologico sulla vita nella città siberiana che dà il titolo al film.

I Chukchi che vivono in questa regione nell'estremo nord-est della Russia, proprio a ridosso dello stretto di Bering che divide la Russia dall'Alaska, credono che l'umanità sia stata generata dal matrimonio tra una madre primordiale e una balena. Dopo l'inizio del film, in cui immagini oniriche dell’oceano in tempesta fanno da sfondo a una voce fuori campo nella lingua madre degli abitanti del posto che ci racconta questo mito, conosciamo subito e in maniera molto approfondita le condizioni di vita degli abitanti di Lorino: in un campo lungo appaiono almeno due dozzine di uomini, donne e bambini intenti a ripulire una carcassa di balena su una spiaggia sabbiosa. Mentre tagliano la carne, la mangiano cruda.

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Nel negozio locale, gestito da una donna russa grossa e senza fronzoli, fanno la spesa a credito. Alcuni di loro vivono in appartamenti squallidi in edifici residenziali di epoca comunista, e altri in case più tradizionali, illuminate da candele, simili a delle yurte, nelle quali mangiano e dormono sul pavimento. Ma non si tratta di una rappresentazione voyeuristica della povertà, perché non c'è disperazione: i Chukchi vivono allo stesso modo da secoli.

Cuske alterna immagini del duro lavoro che gli adulti devono svolgere per sopravvivere a bambini che cercano di adattarsi alla normalità della scuola moderna, quando preferirebbero di gran lunga giocare in aperta campagna e arrampicarsi su gigantesche ossa di balena, sparse ovunque nell'erba rada come totem lasciati dopo un rituale a lungo dimenticato. Anche un goffo segmento incentrato sulle prestazioni scolastiche riflette questa discrepanza, così come le immagini post-apocalittiche dell'allevamento di animali da pelliccia, in cui le volpi mangiano carne di balena gettata sopra le loro gabbie di ferro. In questa lunga sequenza, Cuske filma in primo piano i loro musi incrostati di fango mentre leccano i pezzi di carne insanguinati che pendono sopra le loro teste.

È qui che troviamo tutto il messaggio sociale del film. L'emozionante, cinetico segmento finale della caccia alle balene ha una dimensione rivoltante per gli spettatori moderni, nonostante ne capiscano chiaramente la necessità esistenziale. Il film, che ricorda da vicino i brevi documentari di Vittorio De Seta sull'epica lotta tra i pescatori siciliani e lo spietato mondo naturale degli anni '50, ci rende acutamente consapevoli di un cambio di prospettiva.

L'aspetto più spiccatamente politico del film del regista polacco si limita alla presenza del busto di Lenin nella piazza del paese. La prima scena in cui lo vediamo raffigura una surreale festa di musica elettronica, a cui partecipano residenti di Lorino di tutte le età: da adolescenti in felpa con cappuccio e con gli occhiali scuri che ci aspetteremmo di trovare in un qualsiasi rave party, alle giovani madri con bambini piccoli, a un uomo ignaro con una faccia consumata dal tempo. Tutti ballano nella penombra. Già nel breve segmento mattutino successivo, la piazza è vuota, salvo per un'anziana signora che abbiamo incontrato prima nel negozio del paese, intenta a spingere un carrello della spesa. Lenin rimane in secondo piano con burbera indifferenza.

I colori del paesaggio nel film di Cuske si adattano alla natura della vita a Lorino: il cielo e il mare sono grigi, e anche l'erba è più marrone che verde, mentre occasionali schizzi di sangue di balena rispecchiano le dinamiche segmentate della quotidianità dei Chukchi.

The Whale from Lorino è una coproduzione di Pokromski Studio con sede a Varsavia e Telewizja Polska, che ne gestisce anche i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Enrico Rossetti)

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