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ZURIGO 2020

Lo Zurich Film Festival omaggia il (giovane) cinema francese

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- Per la sua sedicesima edizione, lo ZFF ha deciso di puntare sulle registe donne e sulle giovani e promettenti leve del cinema francese e svizzero

Lo Zurich Film Festival omaggia il (giovane) cinema francese
Gagarine di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh

Con ben 23 prime mondiali, lo Zurich Film Festival conferma ancora una volta la volontà di far scoprire al suo pubblico le ultime novità in fatto di cinematografia mondiale. Il programma di questa edizione covid-compatibile del festival sulla Limmat include ben 165 film provenienti da 47 territori: 23 prime mondiali (molte delle quali europee), 11 prime internazionali e 4 prime europee. Fatto non trascurabile, più della metà dei film presenti nelle sezioni competitive sono di registe donne.

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La Francia è quest’anno largamente rappresentata non solo nella sezione competitiva dedicata ai lungometraggi di finzione, dove ritroviamo due produzioni: il primo film del duo di registi Fanny Liatard e Jérémy Trouilh Gagarine [+leggi anche:
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intervista: Fanny Liatard e Jérémy Tro…
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sull’omonima periferia parigina completamente distrutta nel 2019 e Slalom [+leggi anche:
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intervista: Charlène Favier
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di Charlène Favier che ci fa penetrare nella psiche di una giovane atleta, ma anche nella sezione “New World View” dedicata interamente alla nuova generazione di registi francesi. Questa comprende 17 produzioni: divertenti, avventurose e brillanti, che riassumono lo spirito di una cinematografia in ebollizione. Il Golden Icon Award alla straordinaria Juliette Binoche e il A Tribute to Award all’altrettanto straordinaria Maïwenn, che presentarà il suo nuovo film ADN [+leggi anche:
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, rappresentano la ciliegina sulla torta di quest’omaggio.

Ben rappresentata anche la cinematografia elvetica grazie a film di registi confermati e nuove, agguerrite leve. Nel primo gruppo ritroviamo My Wonderful Wanda [+leggi anche:
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intervista: Bettina Oberli
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di Bettina Oberli (già presentato al Tribeca), l’ultimo film di Stefan Haupt Zurich Diary [+leggi anche:
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intervista: Stefan Haupt
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, entrambi nella sezione Premières Gala e la Première di W.-What Remains of the Lie [+leggi anche:
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 (Special Screenings) di Rolando Colla. Nel secondo invece spiccano nuove voci come quella di Christian Johannes Koch con il suo primo film Spagat [+leggi anche:
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intervista: Christian Johannes Koch
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, quella di Nina Stefanka e il suo Miraggio (prima mondiale) e quella di Karin Heberlein che presenta in prima mondiale Sami, Joe and I [+leggi anche:
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, tutti e tre nella sezione competitiva Focus dedicata ai film svizzeri, tedeschi ed austriaci. Molti (per un totale di 38) i film di giovani registi presenti anche nelle altre sezioni competitive del festival. Durante il festival nel suo insieme saranno presentati più di 100 primi, secondi e terzi film di registi emergenti.

Numerosi i film europei che si contendono quest’anno i Golden Eyes nelle due sezioni competitive dedicate alla finzione e ai documentari. Nella prima categoria ritroviamo, oltre ai già citati film francesi, tre produzioni provenienti dai paesi nordici: le danesi Shorta [+leggi anche:
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di Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid e Wildland [+leggi anche:
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di Jeanette Nordahl e la coproduzione fra Svezia, Norvegia e Danimarca Charter [+leggi anche:
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di Amanda Kernell, così come l’ungherese Preparations to Be Together for an Unknown Period of Time [+leggi anche:
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di Lili Horvát e il britannico Limbo [+leggi anche:
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di Ben Sharrock.

Sei su dodici invece i film che competono nella categoria documentari: il rumeno Acasa, My Home [+leggi anche:
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di Radu Ciorniciuc, lo svedese I Am Greta [+leggi anche:
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di Nathan Grossman, l’olandese King of the Cruise [+leggi anche:
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di Sophie Dros, il norvegese The Painter and The Thief [+leggi anche:
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di Benjamin Ree, e le coproduzioni Songs of Repression [+leggi anche:
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di Estephan Wagner e Marianne Hougen-Moraga (Danimarca/Paesi Bassi) e The Earth Is Blue as an Orange [+leggi anche:
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di Iryna Tsilyk (Ucraina/Lituania).

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