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VENEZIA 2020 Orizzonti

Recensione: Nowhere Special

di 

- VENEZIA 2020: Uberto Pasolini porta un po' di tenerezza al festival italiano, con la storia di un giovane padre che impara a lasciar andare

Recensione: Nowhere Special
Daniel Lamont e James Norton in Nowhere Special

Più noto per il suo lavoro di produttore che di regista, Uberto Pasolini si è già affermato come un maestro nell’ottenere performance gentili e silenziose dai suoi protagonisti. Lo ha fatto con Eddie Marsan nel suo precedente titolo selezionato a Venezia Still Life [+leggi anche:
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, e ora – con Nowhere Special [+leggi anche:
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, presentato come quel titolo del 2013 sempre nella sezione Orizzonti – fa lo stesso con James Norton, noto per Mr. Jones [+leggi anche:
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e Little Women. Qui Norton è un padre single in difficoltà di fronte a due terrificanti prospettive: la sua malattia terminale e il fatto che dopo che se ne sarà andato, non ci sarà nessuno a prendersi cura del suo figlio piccolo (Daniel Lamont).

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La premessa è di un film potenzialmente strappalacrime, e nelle mani di qualcun altro probabilmente lo sarebbe stato, ma Pasolini, nonostante abbia realizzato solo tre film fino ad oggi, non sembra cedere alla tentazione dell’emotività. Nemmeno il suo nuovo protagonista, in realtà; ma sebbene si tenga tutto dentro, John ama palesemente suo figlio, così tanto che la prospettiva di trovargli una nuova casa amorevole prevale su qualsiasi altra preoccupazione.

Com'era prevedibile, è un processo strano, che consiste in appuntamenti veloci con potenziali genitori, ciascuno con storie diverse e un diverso tipo di chimica con suo figlio, inconsapevole di cosa stia realmente accadendo. John, che si guadagna da vivere pulendo finestre e sbirciando nelle stanze delle famiglie più ricche, vuole che suo figlio abbia di più – più di quanto avrebbe mai potuto dargli. Con sua madre totalmente assente, fatta eccezione per un accenno fugace al suo ritorno in Russia (ma nessun indirizzo disponibile), anche lui, piuttosto prudentemente, sembra propendere per un nucleo familiare più stabile. Ma ciò che sembra giusto non necessariamente lo è, e il tempo sta per scadere.

Nascono molti dilemmi qui, ma sono trattati con gentilezza – come il concetto di "scatola dei ricordi", che ospita souvenir personali dei genitori biologici a cui il bambino potrà avere accesso. "Cosa vorresti che tuo figlio sapesse di te?", viene chiesto a John, il quale esita, desiderando che il suo bambino di quattro anni vada avanti e ricominci da capo. Con discussioni così cupe, non c'è da meravigliarsi se la morte compare regolarmente nelle conversazioni: c’è chi, per esempio, condivide una storia su una madre defunta che ancora "siede" al suo letto di notte, per una piacevole chiacchierata.

È una vita dura quella che Pasolini mostra, fatta di continue lotte e ferite – a un certo punto, anche il dolce John non può fare a meno di gettare uova alle finestre di qualcuno dopo uno spiacevole diverbio – ma invece di portarla all’estremo, il film trova un po' di gioia nella sua storia. È il tipo di gioia che deriva semplicemente dal fatto che padre e figlio stanno insieme, camminano e parlano, anche con quella terribile scadenza che incombe sull'orizzonte nuvoloso. Potrà essere piccolo e senza pretese, ma per la maggior parte, Nowhere Special ha il suo cuore nel posto giusto.

Scritto e prodotto da Uberto Pasolini, Nowhere Special è una coproduzione italo-britannico-rumena guidata da Roberto Sessa e Cristian Nicolescu per Picomedia e Digital Cube. Il film è stato realizzato in associazione con RAI Cinema, e le sue vendite mondiali sono curate da Beta Cinema.

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(Tradotto dall'inglese)

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