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VENEZIA 2020 Biennale College Cinema

Recensione: El arte de volver

di 

- VENEZIA 2020: La protagonista dell'ottimo debutto di Pedro Collantes sperimenta lo scompiglio e il disorientamento di una fase di transizione

Recensione: El arte de volver
Macarena García in El arte de volver

Nel cortometraggio Eres, girato da Vicente Villanueva nel 2006, il protagonista compare con diverse persone, con le quali dialoga in contesti e situazioni diverse, e ognuna di esse gli spiega come lo vede, definendolo, spesso in modo completamente opposto l’una dall’altra. Nel primo lungometraggio di Pedro Collantes, anche lui regista di corti e primo spagnolo selezionato al Biennale College Cinema edizione 2019/2020, motivo per cui ora viene proiettato alla 77ma Mostra di Venezia, anche il suo personaggio centrale, Noemí – interpretato da Macarena García (vista di recente nel musical La llamada [+leggi anche:
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) –, incontra diversi soggetti che la definiscono, con più o meno successo. Ma il rapido montaggio di quell'opera di Villanueva si distanzia dal più pacato El arte de volver [+leggi anche:
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, che è il titolo di questa opera prima con interpreti Celso Bugallo, Nacho Sánchez e Ingrid García-Jonsson.

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Collantes, come un eccezionale allievo di Éric Rohmer, ha costruito il meticoloso ritratto di una donna disorientata facendo affidamento su scene quotidiane e dialoghi fluidi: dalla visita di un parente malato a una passeggiata nel parco con un amico di letto, passando per un casting. Tutti quei momenti – plasmati in sequenze di lunga durata – costruiranno gradualmente gli innumerevoli strati che compongno non solo la personalità di Naomi, ma anche lo stato d'animo in cui si trova questa attrice in fase di transizione esistenziale e professionale.

La grande virtù di questo neo regista di lungometraggi sta nella sua cieca fiducia nella suggestione, nello stimolo lieve, nella nota morbida, per nulla stridente. Collantes non enfatizza mai, non sottolinea né urla, ma lascia che lo scompiglio di cui è preda questa donna, che torna a casa dopo un lungo soggiorno all'estero, si impossessi dell'atmosfera del film e contagi lo spettatore.

Perché Naomi, con tutti quei ricongiungimenti con persone importanti del suo passato, si sente come un pesce fuor d’acqua e inizia a chiedersi quali siano le sue vere priorità: lei è in quella fase che rappresenta sia la fine di una tappa che l'inizio di qualcosa di nuovo, con la vertigine che comporta. Alla fine, questi incontri – alcuni inaspettati, altri pieni di speranza o catartici – le faranno accettare l’inevitabile e ripensare obiettivi che in precedenza credeva fossero irremovibili, al fine di trovare il suo posto, indipendentemente da come gli altri la vedono.

El arte de volver, scritto dal suo regista e Daniel Remón (Intemperie [+leggi anche:
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), è una produzione di Tourmalet Films; la distribuzione e le vendite sono affidate a Filmax.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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