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VENEZIA 2020 Fuori Concorso

Recensione: Assandira

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- VENEZIA 2020: Con la sua storia di conflitto tra padre e figlio, Salvatore Mereu realizza il suo film più ambizioso e complesso, che valorizza la performance del protagonista Gavino Ledda

Recensione: Assandira
Gavino Ledda e Corrado Giannetti in Assandira

“Assandira” significa “saluto al sole”, è una parola ricorrente in molte canzoni popolari sarde. E’ il titolo del nuovo film di Salvatore Mereu, selezionato fuori concorso al Festival di Venezia 2020. Assandira [+leggi anche:
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è tratto dal romanzo omonimo di Giulio Angioni (pubblicato da Sellerio) che da antropologo è stato un attento osservatore delle evoluzioni e involuzioni dell’isola, ed è considerato un maestro della narrativa sarda contemporanea.

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Girato a Foresta Burgos, in Barbagia, il film ha una struttura da thriller che richiama un modello altissimo che era già dietro al libro, Rashomon di Akira Kurosawa, come ha fatto notare Mereu in un’intervista concessa durante le riprese. Il racconto inizia infatti con il suo epilogo, dopo che un incendio ha devastato l’agriturismo “Assandira” e una pioggia torrenziale sta raffreddando le ceneri. Siamo alla fine degli anni 90. L’incendio ha lasciato una vittima, Mario (Marco Zucca), il giovane gestore della fattoria. La vicenda viene ricostruita attraverso le parole del padre di Mario, il vecchio pastore Costantino, interpretato da Gavino Ledda.

Quello di Costantino è un borbottìo, un monologo interiore teso e doloroso, quasi un flusso di coscienza joyciano. Non a caso Giulio Angioni aveva messo per epigrafe al libro una frase dall’Ulysses di Joyce: “Dio del cielo non c’è niente come la natura le montagne selvagge poi il mare e le onde galoppanti poi la bella campagna con campi d’avena e di grano e ogni specie di cose e tutti quei begli animali in giro”.

“Assandira è tornata al niente, ha finito di prosperare”, sono le parole afflitte di Costantino. “L’acqua non spegne il male, e nemmeno la vergogna”. Nella lunga sequenza inziale, girata quasi al buio sotto la pioggia con la fotografia magistrale di Sandro Chessa, si vede l’arrivo dei Carabinieri, del magistrato che condurrà l’inchiesta, le prime domande al padre del giovane morto, per capire come sono andate le cose.

A ritroso nel tempo, scopriamo che Mario, di ritorno dalla Germania dove era emigrato, assieme alla compagna Greta (Anna Koenig, la patologa della serie tv crime Dark), propone al padre di creare un agriturismo per i turisti stranieri, “un business sicuro”, già sperimentato in tutta Europa. Costantino dovrà semplicemente fare la parte del pastore all’antica, per la gioia del turista che paga bene, rispolverando i gesti del passato. “Bisogna innovare il vecchio”, sentenzia Greta.

Lo scrittore e poeta Gavino Ledda, che aveva interpretato se stesso nell’adattamento dei fratelli Taviani del suo libro autobiografico Padre padrone (Palma d’Oro a Cannes 1977), opera un ribaltamento di ruolo. Dal riscatto del giovane pastore dal dispotico capofamiglia al padre che si piega alla volontà del figlio nella sua avventura imprenditoriale, per diventare una esotica e primitiva attrazione turistica e tradendo la propria identità arcaica e una cultura fatta di fatiche e sacrifici.

Il successo dell’agriturismo e la successiva devastazione dell’incendio (doloso?) porteranno alla luce ulteriori contraddizioni tra il vecchio e il nuovo, tra una mentalità in via di dissoluzione e un nuovo modo di sentire il mondo. Ma la vergogna è il sentimento che domina ora il vecchio Costantino, davanti alla morte del figlio.

Autore di opere potenti come Ballo a tre passi (Miglior film alla Settimana della Critica a Venezia 2003), Sonetàula [+leggi anche:
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(in Panorama della Berlinale 2008) e Bellas Mariposas [+leggi anche:
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(Orizzonti, Venezia 2013) Mereu realizza il suo film più ambizioso e complesso, girando lunghi piani sequenza per dare maggiore autenticità alla storia e alla performance del protagonista (il montaggio è di Paola Freddi).

Assandira è prodotto dalla società del regista e della moglie Elisabetta Soddu, Viacolvento, con Rai Cinema, e il sostegno di Fondazione Sardegna Film Commission. Le vendite internazionali sono gestite da The Match Factory, Lucky Red distribuirà il film in Italia.

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