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HAUGESUND 2020

Recensione: The Collini Case

di 

- Il dramma legale di Marco Kreuzpaintner è un'opera convincente, caratterizzata da una storia molto emozionante e da grandi performance attoriali

Recensione: The Collini Case

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è stato proiettato nel programma principale del Norwegian International Film Festival di quest'anno a Haugesund. Kreuzpaintner, la cui carriera cinematografica è cominciata nel 1999, è meglio conosciuto per i suoi lungometraggi Trade [+leggi anche:
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(2007), Krabat e il mulino dei dodici corvi [+leggi anche:
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(2008) e Coming In (2014). La storia di The Collini Case, scritta da Christian Zübert, Robert Gold e Jens-Frederik Otto, è basata sull'omonimo romanzo del 2011 di Ferdinand von Schirach ed è ambientata nel 2001 a Berlino. Il film vede un giovane avvocato di nome Caspar Leinen (interpretato dal talentuoso Elyas M'Barek) incaricato di difendere un assassino, un vecchio e misterioso italiano di nome Fabrizio Collini (Franco Nero), accusato di aver ucciso il magnate tedesco Hans Meyer (Manfred Zapatka), che era per lui una figura paterna negli anni '80. Il caso sembra abbastanza semplice all'inizio; tuttavia, i motivi dell'assassino sono ancora sconosciuti e Caspar inizia a scavare nel passato del suo cliente e di Meyer per saperne di più. La figlia di Meyer, Johanna (Alexandra Maria Lara) – che si rivela essere una ex fiamma di Caspar – disapprova che lui lavori al caso, e il suo ex docente universitario Prof. Mattinger (Heiner Lauterbach) sarà suo avversario durante il processo.

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A differenza della maggior parte dei film del genere, la storia qui non si concentra interamente sulla ricerca dell'assassino. L'attenzione dello spettatore si rivolge invece alla ricerca dei motivi, cercando di ricostruire le tragedie personali dei due uomini. Le instancabili indagini di Caspar lo porteranno a scoprire un grave scandalo nel sistema giudiziario tedesco e un brutale crimine di guerra avvenuto in Toscana alla fine della Seconda guerra mondiale.

Il film è caratterizzato da una sceneggiatura solida e coinvolgente e da una grande recitazione. La determinazione di M'Barek è evidente sullo schermo, e sebbene i suoi conflitti interiori non siano troppo evidenti nella maggior parte delle scene che mostrano le sue indagini, i suoi incontri con i testimoni o il suo caso in tribunale, questi sono ben trasmessi attraverso alcune sequenze inframezzate durante tutta la narrazione che lo mostrano mentre si allena su un ring. Nel frattempo, l'interpretazione di Nero brilla soprattutto per i suoi silenzi, gli occhi rossi e le esitazioni, che dicono molto di più sulla sua anima turbata rispetto alle poche battute che pronuncia nel film.

In termini di estetica, la fotografia del film (opera di Jakub Bejnarowicz) è sbalorditiva, raffigurando in modo potente i tormenti subiti dall'avvocato e da Collini, e contribuendo a creare l'atmosfera cupa richiesta dal genere. La partitura di Ben Lukas Boysen è presente solo quando indispensabile, e spesso ha un grande impatto emotivo.

La ricerca della verità è alla fine gratificante. Nella sua semplicità, l'ultima scena del film regala allo spettatore un tocco di poesia e un momento commovente che valorizza l'intera impresa.

L'ultimo lungometraggio di Kreuzpaintner è un’opera bellissima, il suo cambio di prospettiva – alla ricerca dei motivi piuttosto che dell'assassino – lo rende molto più attraente e innovativo di altri film del genere, pur rimanendo fedele ai suoi codici e alle sue convenzioni.

The Collini Case è prodotto da Constantin Film, SevenPictures Film, Mythos Film e Rolize GmbH & Co. Global Screen GmbH si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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