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SARAJEVO 2020 Concorso

Recensione: Otto the Barbarian

di 

- Il primo lungometraggio di Ruxandra Ghiţescu, incentrato su un adolescente che deve affrontare un trauma, è un'esperienza visiva piuttosto faticosa

Recensione: Otto the Barbarian

Suicidio, angoscia adolescenziale e divario generazionale sono tra i temi principali del primo lungometraggio della regista rumena Ruxandra Ghiţescu, Otto the Barbarian [+leggi anche:
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scheda film
]
, attualmente proiettato nella competizione principale del Sarajevo Film Festival. Esperienza visiva piuttosto faticosa, il film esplora in modo convincente il modo in cui un adolescente può o non può affrontare un trauma.

La sceneggiatura, scritta da Ghiţescu, segue il protagonista (Marc Titieni), un punk 17enne la cui vita cade in pezzi a seguito del suicidio della sua ragazza, Laura. La tragedia rende semplicemente impossibile per Otto sincronizzarsi con coloro che lo circondano, che trovano la scomparsa di Laura traumatica ma non sconvolgente. Gli spettatori possono sentire l'abisso che separa Otto dagli altri sin dalla primissima scena, quando due assistenti sociali vengono a casa sua per indagare sulla morte di Laura. C'è un tale contrasto tra le loro domande quasi indifferenti e le risposte riluttanti e vaghe di Otto che il pubblico comprende rapidamente l'incubo che il protagonista sta vivendo.

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Otto the Barbarian riesce a mostrare quanto sia difficile affrontare una simile tragedia. Quando il suo mondo sembra essere finito, come può Otto ancora soddisfare le aspettative di coloro che lo circondano? Completamente assorbito dal suo dolore, lo vediamo montare vecchi video di Laura (un'eccellente Ioana Bugarin), chiaramente cercando di resuscitarla in qualche modo, per lasciarla vivere un secondo in più, non essendo pronto a lasciarla andare. Otto non è in grado di dire a nessuno come si sente. Con la sua assenza così importante per la storia, Laura è un personaggio incredibilmente avvincente, dalla sua minacciosa battuta "Vuoi vedere un trucco?" alla lenta scoperta della sua tormentata personalità.

Attraverso varie interazioni, scopriamo lentamente il nuovo Otto, in contrasto con il vecchio intravisto nei video di Laura. Questa è un'ottima occasione per Ghiţescu per mostrare quanto possa essere fluida e impermanente la personalità di un adolescente. Vediamo Otto litigare con suo padre (Adrian Titieni, il vero padre dell'attore principale) riguardo al suo futuro, prendersi cura del nonno malato, cercare di confortare la madre di Laura (Ioana Flora), o costruire una relazione piuttosto strana e improbabile con l’assistente sociale (Iulian Postelnicu) che indaga sulla morte di Laura. In mezzo a tutte queste interazioni, l'incapacità di Otto di farcela diventa evidente, mentre Marc Titieni esprime in modo coinvolgente la rabbia, la confusione, il senso di colpa e la ribellione del suo personaggio.

Sarebbe interessante vedere la reazione dei giovani spettatori rumeni a questo film, che ovviamente è stato progettato per soddisfare le loro esigenze. Se durante la visione del film chi è genitore sentirà il disperato bisogno di assicurarsi che i propri figli stiano bene, mentalmente e fisicamente, i giovani avranno l'opportunità di capire che alcuni degli strumenti di Otto per affrontare la situazione, dall'aggressività all'uso di alcol e droghe, potrebbero non essere il metodo migliore per andare avanti.

Purtroppo, Otto the Barbarian diventa presto piuttosto ripetitivo. Sebbene comprendiamo che il tempo è usato da Ghiţescu per creare una prigione simbolica, una lastra di cemento che intrappola il giovane nel suo dolore, le sue varie attività anodine smettono presto di dirci qualcosa di nuovo sul personaggio e un montaggio più serrato avrebbe funzionato meglio sia per il film e il pubblico.

Otto the Barbarian è prodotto da Alien Film (Romania) e coprodotto da Polar Bear (Belgio). Il film è venduto dalla compagnia di vendite internazionali britannica Reason8.

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(Tradotto dall'inglese)

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