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TRANSILVANIA 2020

Recensione: House of Dolls

di 

- Il documentario d'esordio di Tudor Platon esplora alcune semplici verità della vita familiare

Recensione: House of Dolls

Nonostante sia semplice e diretto, House of Dolls [+leggi anche:
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scheda film
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, film d'esordio del regista rumeno Tudor Platon, è un forte invito a riconsiderare le nostre opinioni riguardo agli anziani. Incentrato su un gruppo di donne settantenni che passano una settimana in campagna per riconnettersi con e tra di loro, il documentario si trasforma in un'affettuosa lista di cose da fare per sentirsi giovani anche quando si invecchia. Dopo essere stato presentato nella sezione Romanian Days del 19° Transilvania International Film Festival, House of Dolls parteciperà al concorso per documentari del prossimo Sarajevo Film Festival.

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L'atmosfera informale del documentario è chiara fin dal primo fotogramma, in cui vediamo Tudor Platon, che si è già fatto un nome nel cinema rumeno come direttore della fotografia, mentre installa la cinepresa sul furgone che porterà le protagoniste alla villa in cui passeranno una settimana “lontane dall'insopportabile folla”. Si scopre subito anche come Platon sia riuscito a farsi accettare dal gruppo, essendo il nipote di una delle protagoniste, che chiama affettuosamente “nonnina”. Le conversazioni tra il regista e la nonna sono la colonna portante del film, che non manca di esplorare l'essenza della famiglia.

House of Dolls è particolarmente interessante, perché è stato realizzato in un paese dove gli anziani non fanno altro che passare ore e ore davanti alla TV. Osservando le “bambole” che si divertono bevendo vino e rievocando alti e bassi di amicizie lunghe cinquant'anni, capiamo quanto sia importante questa pausa dalla vita di tutti i giorni. Costantemente impegnati o prigionieri di una routine, rischiamo di diventare vittime del tempo, che rischia di rendere i giorni tutti uguali. È una sensazione che, in questi mesi di distanziamento sociale da cui non riusciamo a evadere, risulta più evidente che mai. Considerato il contesto attuale, guardare House of Dolls genera una certa invidia...

La forza del documentario è il suo mix di umorismo e dramma. Le vite di queste signore “in vacanza”, infatti, non sono perfette. Durante le conversazioni non mancano riferimenti casuali a tragedie passate, abusi e lotte contro malattie mortali, ma il tono è così leggero e speranzoso che il documentario si trasforma piano piano in un utile mantra: la vita può essere difficile, ma si deve andare avanti e divertirsi. Si può solo sperare di arrivare ai settant'anni con lo spirito e l'energia delle protagoniste di questo film, che ha solo un difetto: dura solo settanta minuti!

House of Dolls è un invito a combattere non solo gli effetti devastanti del tempo, ma anche il gap generazionale. In un mondo che si muove così rapidamente, è più facile pensare ai propri coetanei che agli anziani. Sotto questo punto di vista, il comportamento di Platon è esemplare; le interazioni con la nonna e le sue amiche dimostrano quanto i giovani abbiano da imparare dall'esperienza di chi è al mondo da più tempo. E non solo: il film evidenzia inoltre quanto il sostegno e lo scambio di esperienze siano centrali all'idea di famiglia.

House of Dolls è stato prodotto dalle società di produzione rumene microFilm e Film Cartel.

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(Tradotto dall'inglese da Enrico Brazzi)

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