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BIOGRAFILM 2020

Recensione: We Were Not Born Refugees

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- Il documentario di Claudio Zulian rifiuta fin dal titolo la parola "rifugiato". Ci sono solo persone, con le loro storie. Il regista racconta otto di queste storie, che si intrecciano a Barcellona

Recensione: We Were Not Born Refugees

Li vediamo fugacemente in tv, scendere da gommoni sgonfi, stretti in giubbotti di salvataggio arancioni, avvolti in coperte termiche argentate. Un intero universo di esistenze atomizzato in una sola parola, "rifugiato". Uno status politico formalizzato dalle istituzioni mondiali, intorno al quale si accendono dibattiti su giornali e social. E' proprio quella definizione che fin dal titolo We Were Not Born Refugees [+leggi anche:
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il documentario di Claudio Zulian rifiuta. Non ci sono rifugiati, solo persone. In anteprima mondiale al Biografilm Festival di Bologna, il film mette a fuoco le storie di otto rifugiati le cui vite si incrociano a Barcellona. Sono musicisti, avvocati, interpreti, guardie di sicurezza, impiegati di call center e tutti hanno dovuto un giorno decidere di prendere la strada dell’esilio per sfuggire alla persecuzione, alla guerra, all’oppressione.

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Iryna era project manager in una società finanziaria quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Introvabili i liquidi per la dialisi necessari alla sopravvivenza del marito Sergei. Entrambi fuggono in automobile per poter trasportare la macchina per la dialisi. A Barcellona studia la lingua e si prende cura del marito. Mahmoud invece ha visto la gente letteralmente sbriciolata dai bombardamenti dell'esercito israeliano in Palestina e ha deciso di diventare un infermiere. Il suo progetto di educazione sessuale per le donne però non piaceva ad Hamas che l'ha minacciato di morte e imprigionato. E' riuscito a fuggire al Cairo e poi in Spagna. Il regista visualizza i suoi incubi ricorrenti con immagini amatoriali e d'archivio, lo riprende mentre chiama i parenti, mentre si rende utile con i nuovi arrivati a Barcellona. La sua vita passate e presente prende anima, anche grazie al lavoro alla fotografia di Sergi Garriga e il montaggio di Dani García Benavides.

Boris era un attore, ma un suo film aveva offeso il presidente del suo Paese, il Camerun, e il regista era stato rapito e torturato. Ora lavora per un'agenzia immobiliare, compone musica, canta nei locali. "L'esilio spezza tutti i tuoi affetti, i legami, le radici, tutto ciò che sei in una società", dice. "Ma non mi sento in colpa per avere avuto delle idee e averne pagato le conseguenze".

Le otto storie raccontate nel film di Zulian - in una Barcellona a tratti splendente, a tratti ordinaria, ma sempre accogliente - basterebbero per altrettanti film, tanto è la loro ricchezza in termini di umanità, coraggio, passione, consapevolezza, lucidità. Sono tutti elementi della trasformazione dell'Europa, come ha spiegato lo stesso regista, "perché il nostro continente è già mutato e i rifugiati ce lo chiariscono: vengono da lontano con gli stessi desideri e aspirazioni degli europei. Non sono 'altri'".

Nato in Italia e naturalizzato spagnolo, Claudio Zulian si è sempre mosso tra cinema, televisione, arti visive, musica, teatro, letteratura, sempre con una sensibilità nei confronti del sociale. Tra i suoi recenti documentari c'è Fearless, sulla lotta delle famiglie dei desaparecidos durante le dittature guatemalteche.

We Were Not Born Refugees è prodotto dalla sua Acteon con Films 59, la società di produzione del regista e sceneggiatore spagnolo Pere Portabella, che per 60 anni ha sostenuto anche le opere di grandi maestri come Luis Buñuel, Carlos Saura e Marco Ferreri. Il film è inoltre prodotto da Televisió de Catalunya.

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