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AUBAGNE 2020

Recensione: Relativity

di 

- La tedesca Mariko Minoguchi firma un’ambiziosa opera prima concettuale, in cui spiccano la sceneggiatura e il montaggio

Recensione: Relativity
Julius Feldmeier e Saskia Rosendahl in Relativity

"La mia fine è il tuo inizio". Nella fisica quantistica, si può invertire l'arco temporale in qualsiasi equazione e il risultato non cambia: ciò che viene chiamato simmetria temporale implica che il passato e il futuro hanno la stessa influenza sul presente. È questa idea astratta che la regista tedesca Mariko Minoguchi ha trasposto nella struttura del suo primo lungometraggio, Relativity [+leggi anche:
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, proiettato questa settimana nel concorso della 21ma edizione di Music & Cinema, le Festival International du Film d'Aubagne (organizzato online - leggi la news), segnando un’ulteriore tappa nel suo già ben nutrito percorso festivaliero che include, tra gli altri, Monaco, il BFI London, Varsavia, Göteborg e Cleveland.

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La sceneggiatura scritta dalla regista porta avanti due storie che si intrecciano fra loro. La prima è incentrata su Nora (Saskia Rosendahl) e Aron (Julius Feldmeier), insieme da due anni e molto innamorati quando, all'inizio del film, il giovane viene accidentalmente ucciso durante una rapina in banca. La storia si concentra quindi su come Nora affronta questo lutto violento nei giorni seguenti e si tuffa anche nel passato della coppia, fino al loro primo incontro. L'altra storia ha come protagonista Natan (Edin Hasanovic), la cui figlioletta Ava (Marta Bauer) soffre di una leucemia linfoide che richiede cure mediche molto costose. La perdita del suo lavoro come guardia notturna in un supermercato lo spingerà ad accettare una brutta proposta dal suo amico d'infanzia Maxi... Ma Natan incrocia anche la strada di Nora quando quest'ultima vaga per la notte, e i due naufraghi instaurano pian piano una relazione. Il tutto mentre la polizia porta avanti le indagini sulla rapina...

Mantenendo con grande rigore lo svolgimento della trama nella posizione del "paradosso del gatto di Schrödinger" (un esperimento mentale legato alla fisica quantistica basata sulla simultaneità di due stati – morto e vivo – fino a che l'osservazione non innesca la scelta tra i due stati), il film tesse la sua tela con grande abilità ("non credo nelle coincidenze. È solo una mancanza di informazioni") orchestrando gli andirivieni nel tempo con un lavoro di montaggio molto efficace firmato da Andreas Menn (nominato per questo film al German Film Award 2020 nella sua categoria). E anche se Relativity (la cui musica è stata composta da Jack Robert Ritchie) non è ovviamente al livello artistico di Mulholland Drive di David Lynch (per citare un riferimento cinematografico in termini di manipolazione temporale della narrazione) e lo spettatore può indovinare relativamente presto (dopo un primo terzo molto intrigante) in che modo le due storie siano collegate fra loro, il primo lungometraggio di Mariko Minoguchi vince perfettamente la sua scommessa concettuale e mostra una maturità promettente per una giovane regista, che le è valsa quest'anno i titoli della miglior opera prima e della miglior sceneggiatura ai German Films Critics Association Awards.

Prodotto da Trimafilm e coprodotto da BerghausWöbke Filmproduktion con il sostegno del FilmFernsehFonds Bayern, di BKM e del German Federal Film Fund, Relativity è venduto nel mondo da Global Screen.

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(Tradotto dal francese)

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