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BERLINALE 2020 Concorso

Recensione: Berlin Alexanderplatz

di 

- BERLINALE 2020: Con la sua opera, Burhan Qurbani soffia a pieni polmoni, ma non riesce a buttar giù la casa

Recensione: Berlin Alexanderplatz
Welket Bungué in Berlin Alexanderplatz

Viene sa pensare che ci sia un'intera generazione di cineasti influenzati dalle luci al neon e dalla violenza grottesca di Nicolas Winding Refn, visto che Berlin Alexanderplatz [+leggi anche:
trailer
intervista: Burhan Qurbani
scheda film
]
, presentato nel sempre più estenuante concorso ufficiale della 70ma Berlinale, sembra un’incursione del regista danese nel cinema di lingua tedesca. L'unica differenza è che, nel caso di questa versione di Burhan Qurbani del romanzo di Alfred Döblin pubblicato nel 1929 (precedentemente adattato da Fassbinder), i temi importanti hanno più peso delle sciocchezze, e non vediamo Ryan Gosling da nessuna parte.

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Pubblicizzato come "un adattamento libero e moderno" del romanzo, la storia presenta cambiamenti significativi ma coerenti. Qui il protagonista è un immigrato africano, nella fattispecie di Bissau (un magnifico Welket Bungué), che fatica a trovare il suo posto a Berlino. Sfortunatamente, per ogni buona scena del film, spesso accompagnata da un nefasto voiceover, Qurbani commette diversi errori che paiono particolarmente obsoleti, per non parlare delle numerose scene piene di spogliarelliste. Il trattamento delle donne nel film è preoccupante, dal momento che i personaggi femminili sono spesso usa e getta o sono incasellati in ruoli con poco spazio per l'azione. Un chiaro esempio è il personaggio di Jella Haase, che si unisce al club delle "belle con anima" (a questo punto dovrebbero formare un sindacato), una semplice figura di accompagnamento in questa odissea maschile.

Eppure, è un'odissea molto divertente. Berlin Alexanderplatz si presenta come un'eccitante combinazione tra un lungo film d'autore e una bella soap opera, in cui l'azione non manca mai. Di fatto, Francis de Bungué (più tardi ribattezzato Franz) percorre una strada lunga e tortuosa, piena di innumerevoli ostacoli. Il suo obiettivo principale è diventare un uomo decente, ma la fortuna non lo accompagna nei suoi sforzi, soprattutto dopo aver incontrato Reinhold (interpretato da Albrecht Schuch, che cerca di imitare lo stile di Pacino negli anni '70), uno spacciatore afflitto anche lui da qualche problema serio.

Detto questo, qualsiasi sottotesto della storia, che potrebbe conferire all'opera una certa ricchezza e renderla meno superficiale, finisce per essere eclissato dagli aspetti visivi. Sebbene sia senza dubbio un regista molto abile, Qurbani mette lo spettacolo al di sopra della storia, cercando di sorprendere e impressionare piuttosto che emozionare. Questo stile farà divertire lo spettatore, ma sembra che il regista stia semplicemente lì a spuntare caselle, accumulando temi invece di approfondire. Per essere una storia di una città che può divorare i più incauti, la verità è che tutto è troppo pulito e curato per convincerci del suo pericolo. Ma un mondo in cui gli “hipster pagano il doppio” per la droga ha il suo perché.

Berlin Alexanderplatz è prodotto da Leif Alexis, Jochen Laube e Fabian Maubach per la tedesca Sommerhaus e la danese Lemming Film. Le vendite mondiali sono gestite da Beta Cinema.

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(Tradotto dall'inglese)

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