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BERLINALE 2020 Panorama

Recensione: Semina il vento

di 

- BERLINALE 2020: Una giovane donna appassionata di agronomia e legata alle antiche tradizioni si oppone alla corruzione della natura e delle anime nel secondo lungometraggio di Danilo Caputo

Recensione: Semina il vento
Yile Yara Vianello in Semina il vento

"La mentalità della gente è inquinata", "la malattia è un sintomo di qualcosa di più grande". Siamo nel cuore della Puglia, ai margini del golfo di Taranto, su una terra molto contrastata dove i fumi di immensi complessi siderurgici avvolgono un paesaggio che unisce il mare e un'arida campagna dove trovano riparo ulivi centenari attaccati dal batterio Xylella fastidiosa. Questa è la cornice altamente suggestiva di Semina il vento [+leggi anche:
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intervista: Danilo Caputo
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di Danilo Caputo, presentato al Panorama della 70ma Berlinale, un film che mescola realismo sociale e ritratto di una giovane ambientalista con un'esplorazione molto suggestiva delle tradizioni ancestrali pagane della regione di fronte alla distruzione causata dalla modernità.

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È attraverso gli occhi e le percezioni di Nica (la carismatica Yile Yara Vianello, che era la giovane protagonista di Corpo Celeste [+leggi anche:
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intervista: Alice Rohrwacher
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di Alice Rohrwacher) che si sviluppa l'ambizioso intreccio concepito dalla cineasta con Milena Magnani. All'età di 21 anni, la studentessa di agronomia abbandona bruscamente Roma (per motivi sconosciuti) e torna in Puglia, dai suoi genitori Demetrio (Espedito Chionna) e Rosa (Caterina Valente). Questi ultimi, sopraffatti da problemi finanziari in un territorio economicamente in crisi che tutti i giovani sognano di lasciare, attendono impazientemente l'abbattimento degli alberi e il risarcimento promesso dallo Stato ai proprietari colpiti da tre anni dalla "lebbra degli ulivi". Una prospettiva totalmente respinta da Nica che avvia ricerche scientifiche per conto proprio al fine di ristabilire l'equilibrio della natura trovando un insetto antagonista al Liothrips caeruleus che si nutre di ulivi. La sua solida fiducia nel futuro è supportata dal legame che la giovane donna mantiene con le credenze ereditate da sua nonna "strega", simboleggiate da una cripta custodita in una misteriosa roccia della fertilità. Ma questo basterà per frenare l'appetito dei predatori?

Ciò in cui questo secondo film di un regista scoperto nel 2014 con La mezza stagione [+leggi anche:
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riesce molto bene è l'immersione dello spettatore nelle sensazioni molto sottili di Nica che ascolta la natura (gli alberi crepitano, le foglie sembrano davvero vivere al vento) con un notevole lavoro sul suono, sulle atmosfere e sui contrasti visivi molto forti (alla direzione della fotografia c’è il greco Christos Karamanis). Intelligente e istruttivo, il film, che mischia i generi in modo delicato, offre un’occasione ideale alla sua attrice principale, a scapito però dei ruoli secondari un po' troppo monolitici. E in questi tempi di minacce molto serie all'equilibrio ecologico del pianeta, Semina il vento ci ricorda che le forze della natura hanno un potente serbatoio di energia in grado di reagire contro l'aggressione e la corruzione, a patto di avere un minimo di fiducia nel futuro e di sollevare il velo su ciò che è nascosto.

Prodotto dai francesi di JBA Production, gli italiani di Okta Film e i greci di Graal, coprodotto da RAI Cinema, Semina il vento è venduto da Pyramide International.

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(Tradotto dal francese)

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