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BERLINALE 2020 Berlinale Special

Recensione: Un anno con Salinger

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- BERLINALE 2020: Il film di Philippe Falardeau con protagoniste Margaret Qualley e Sigourney Weaver è un inizio deludente e insipido per la 70ma edizione della Berlinale

Recensione: Un anno con Salinger
Margaret Qualley in Un anno con Salinger

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di Philippe Falardeau, il primo film della nuova Berlinale guidata da Mariette Rissenbeek e Carlo Chatrian, non è un buon inizio. Chatrian, che si è costruito una solida reputazione proponendo opere taglienti e provocatorie durante la sua supervisione del Festival di Locarno, ha selezionato un film (nella sezione Berlinale Special) che è quasi insipido come quello dell'anno scorso, The Kindness of Strangers [+leggi anche:
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di Lone Scherfig.

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Basato sul libro di memorie del 2014 di Joanna Rakoff, sul suo anno di lavoro presso una delle più antiche agenzie letterarie di New York, l'adattamento cinematografico è un esempio da manuale di privilegio bianco in azione, che in questo caso è una condanna, piuttosto che una raccomandazione. Da dove cominciare con il personaggio di Rakoff, incarnato da Margaret Qualley? È il tipo di giovane ventenne che può decidere per un capriccio di abbandonare gli studi a Berkeley, con quello che costa, senza che la cosa scalfisca i suoi genitori. Si trasferisce a New York City, dormendo sul divano di un amico. Un consulente del lavoro le offre un impiego presso un’agenzia letteraria perché sa che nel 1995, così come è oggi, essere dalla parte demografica giusta le aprirà le porte. Incrocia qualche afroamericano lungo la strada per raggiungere i suoi ricchi amici al Panama Cafe, che presto frequenterà con il suo nuovo fidanzato, Don (Douglas Booth), che lavora in una libreria socialista, ama Norman Mailer e la boxe, e sta scrivendo un libro. Non interagisce con nessuno che non sia un istruito scansafatiche della classe media.

A un certo punto, Joanna si lamenta di essere al verde ma poi, per innumerevoli scene successive, si presenta con magliette e top che sembrano più costosi dei 560 dollari che lei e Don pagano di affitto per vivere insieme. Oh, e non ha nemmeno la decenza di scrivere al suo ragazzo del college Karl che non stanno più insieme e che sta convivendo con un altro. Karl si presenta più tardi, e poiché questo film è del 2020 e non del 1996, è interpretato dallo scuro di carnagione Hamza Haq. Il casting daltonico avrebbe funzionato molto meglio se gli autori avessero almeno dato a Karl una sorta di personalità, ma lei gli mette soggezione.

Eppure, come suggerisce il titolo, questo è un film che celebra uomini bianchi, difficili, ricchi. Si scopre che il suo capo, Margaret (Sigourney Weaver), rappresenta J.D. Salinger, o Jerry per quelli dell'agenzia, e che rappresenta anche Agatha Christie, Dylan Thomas e F. Scott Fitzgerald. Jerry chiama la nostra protagonista Suzanna, ma non importa perché è un'icona americana, e loro possono recitare ed essere ciò che vogliono. Lui non legge le mail dei fan e uno dei compiti della ragazza è quello di leggere queste missive e poi cestinarle – l'agenzia vuole assicurarsi che non ci sia in esse nulla di troppo strano dopo che Mark David Chapman ha ucciso John Lennon.

Attraverso la linea telefonica, Jerry diventa mentore di Suzanna/Joanna, e alla fine le darà il coraggio di provare a scrivere. Uno dei messaggi espliciti del film è che se passi tutto il tempo a scrivere e a rinunciare a feste e amici, puoi farcela anche tu. Il sottotesto non intenzionale è che questo succede solo se sei abbastanza ricco e bianco.

Un anno con Salinger è una coproduzione canadese-irlandese guidata da Micro_scope e Parallel Films. Memento Films International gestisce i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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