Recensione: Andrómedas
- Il primo lungometraggio di Clara Sanz è un documentario franco-spagnolo pieno di vita, verità e amore, girato in una città della Mancia e incentrato su sua nonna di 90 anni e la sua badante
All'interno della Sezione ufficiale del festival online Márgenes si può vedere gratuitamente in questi giorni – e fino al prossimo 8 dicembre – il documentario Andrómedas [+leggi anche:
trailer
scheda film], opera prima di Clara Sanz, cineasta legata professionalmente ad altri festival come Siviglia, Tarifa o Curitiba, in Brasile. Il film ha anche partecipato alle ultime edizioni dei festival di Gijón (sezione Esbilla) e L’Alternativa. Con l'intimità come filo conduttore di tutte le sue scene, il film è dedicato a tutte quelle donne che si prendono cura di sé e degli altri, avendo come protagoniste la nonna della regista, Rosita, di 90 anni, e María, una donna ecuadoriana che da molto tempo si occupa di lei, dopo aver lasciato la sua famiglia nel suo paese d'origine.
Dalla prima inquadratura, con alcune mani che cuciono insegnando ad altre mani come si fa, Andrómedas sottolinea che la trasmissione di conoscenze e affetti attraverserà tutto il film: in seguito vediamo due donne, teoricamente separate dalla loro origine, dal loro passato, dalla loro età e cultura, che si capiscono perfettamente come sorelle, si rispettano e, in fondo, si amano profondamente. Mentre la più giovane, Maria, si occupa di tutte le faccende domestiche – rifare i letti, stendere i panni o cucinare – la sempre allegra Rosita, fiduciosa e felice per la presenza attenta della prima, non smette di cantare, leggere o aiutare in cucina: è un'anima giovane e attiva in un corpo di quasi un secolo di vita che non ha perso il suo senso dell'umorismo.
Le donne di Andrómedas formano una coppia abbastanza armoniosa: si danno la buonanotte e fanno colazione insieme, si raccontano segreti e si scoltano, come amiche e compagne. Tutto questo all'interno delle mura di una casa in una città della Mancia – il cui nome non viene mai menzionato – mentre fuori nevica, si celebrano feste o miagolano i gatti. Sanz costruisce così, lentamente e sottilmente, un ritratto affettuoso, quasi un omaggio, di due donne che finiscono per sedurre lo spettatore: la più giovane per la sua dedizione, pragmatismo, amore per gli animali e attenzione per tutti; la più vecchia, per la sua saggezza, il buon senso e quella civetteria che conserva ancora, che esorcizza qualsiasi paura del domani.
Quando Maria annuncia che andrà in Ecuador per assistere a un battesimo, dovrà essere sostituita, e questo metterà un po’ in subbuglio la famiglia di Rosita: in quel momento la regista stessa, che è sempre rimasta fisicamente fuori dallo schermo – sebbene si sentisse la sua voce, giacché sua nonna si rivolge direttamente a lei in varie occasioni, garbatamente – prenderà il posto della badante di sua nonna, assumendo un ruolo che si sta perdendo e che non è sufficientemente valorizzato. Senza trascurare il senso dell'umorismo (il momento del sollevamento è molto divertente), con alcuni accenni al dramma che soffrono i migranti (ma senza calcare la mano) e un'ellissi temporale che mostra il passaggio delle stagioni attraverso la bellezza delle cose semplici, Andrómedas riesce a renderci partecipi, simpatizzanti e complici di questa altra maniera di intendere i legami affettivi, la famiglia e la convivenza.
Andrómedas è una produzione Les Films du Bilboquet (che si occupa anche della distribuzione) e Mardi8, con il sostegno della Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, CNC, Procirep - Societé des producteurs e l’ANGOA.
(Tradotto dallo spagnolo)
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.