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IDFA 2019

Recensione: Faith

di 

- Il terzo lungometraggio di Valentina Pedicini è un documentario di straordinaria intensità sulla bizzarra setta bolzanina dei Guerrieri della Luce

Recensione: Faith

Documentare la vita di una setta così isolata e caparbia come quella dei Guerrieri della Luce e realizzare un film ricco di intimità e sincerità sembrerebbe una missione impossibile per qualsiasi comune mortale. Non per Valentina Pedicini, talentuosa regista del documentario Faith [+leggi anche:
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, in concorso all'IDFA di quest'anno nella competizione principale. Faith segue il suo secondo lungometraggio, ovvero il dramma Dove cadono le ombre [+leggi anche:
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, presentato alle Giornate degli Autori di Venezia due anni fa. La prestigiosa kermesse olandese, tuttavia, ha tenuto già a battesimo la cineasta pugliese con il suo pluripremiato documentario d'esordio sull'ultima minatrice sarda, intitolato Dal profondo (2013). Faith è frutto di undici anni di fatiche, culminati nelle riprese a diretto contatto con il gruppo, durate circa tre mesi e mezzo.

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I Guerrieri della Luce sono una setta fondata oltre vent'anni fa e composta da una ventina di persone, la maggior parte delle quali ex campioni di arti marziali. Il gruppo ha deciso di vivere in isolamento quasi totale in un monastero bolzanino, seguendo un credo che mescola curiosamente kung fu, dottrina shaolin e cattolicesimo, affiancato da una durissima preparazione atletica quotidiana, fatta di lotta ed esercizi fisici mirati a “combattere” - non si capisce bene cosa, probabilmente si tratta di una sorta di lotta interiore - sulle note rimbombanti di brani di musica house in lingua tedesca. I discepoli vestono interamente di bianco e la maggior parte di loro hanno il capo parzialmente o totalmente raso. I due bambini presenti nella comunità, Olimpia ed Altair, imparano lentamente ad abbracciare la fede “monastica” attraverso gli insegnamenti del maestro e dei genitori, trascorrendo un'infanzia molto diversa da quella dei loro coetanei ed immersi in una dimensione bucolico-marziale insolita e spiazzante.

Il documentario è girato interamente in bianco e nero. Si tratta decisamente di una scelta estetica azzeccatissima: dopotutto, siamo di fronte ad una comunità che vive di ideali irremovibili e decisioni drastiche. Il mondo dei Guerrieri della Luce non lascia certamente spazio per le sfumature, l'ambiguità, il dubbio, il colore. Nel corso del film, due dei discepoli riscontrano difficoltà nel praticare il credo della setta e entrano in conflitto con il maestro. In particolare, Gabriele sembra aver flirtato con molte delle ragazze e viene incaricato di scrivere una relazione al fine di confessare le sue debolezze e ravvedersi; Cristina, invece, non riesce più ad allenarsi come una “vera guerriera” e riceve pressioni psicologiche fortissime da parte del suo maestro, il quale minaccia perfino di cacciarla.

Da spettatori, assistiamo alle vicissitudini della setta con ansia, apprensione e genuina curiosità. La narrazione è conturbante e viene valorizzata dalla splendida fotografia, curata da Bastian Esser, e dalla colonna sonora avvolgente, firmata da Federico Campana. Seguiremo i soggetti a distanza quasi sempre ravvicinata, raccogliendo dialoghi spontanei, effusioni, conflitti e momenti di preghiera e raccoglimento. Si tratta di un documentario prezioso, ricco, unico e potente: ad un certo punto, per quanto lontano dalla nostra quotidianità possa essere lo stile di vita seguito della setta, saremo invitati a porci interrogativi importanti sui valori della fede, della libertà e della società. Nonostante l'evidente assurdità degli usi e dei costumi dei Guerrieri della Luce, anche molti dei rituali tipici della nostra esistenza non sono scolpiti nella pietra e assumono solo significato in quanto convenzioni ormai condivise e socialmente accettabili.

Faith è stato prodotto da Donatella Palermo per Stemal Entertainment. Le vendite internazionali sono affidate a Fandango.

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