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FILM / RECENSIONI Danimarca

Recensione: Uncle

di 

- Frelle Petersen fa un ritratto molto umano di un pezzo di vita rurale in un angolo piccolo e accogliente della Danimarca meridionale

Recensione: Uncle
Jette Søndergaard e Peter H. Tygesen in Uncle

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di Jens Assur, una storia sulla Svezia rurale degli anni '70. Ai due protagonisti, il padre suicida Agne, letteralmente bloccato nel suo campo arido, e suo figlio amante degli uccelli Klas, primo erede di questo arduo incarico, veniva concesso qualche momento di felicità. I sogni si sono infranti, le speranze sono andate perse, le lotte sono proseguite – come avevano fatto per secoli.

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Imbattendosi in Uncle [+leggi anche:
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, il degno vincitore del Grand Prix al recente Tokyo International Film Festival 2019, si è talvolta tentati di presumere che la sceneggiatrice e regista Frelle Petersen non solo abbia dato un'occhiata a Ravens, ma abbia anche deciso di farvi diretto riferimento. La Svezia boscosa e remota si è ora trasformata nella Danimarca boscosa e remota (proprio vicino al confine tedesco, dove è cresciuto lo stesso Petersen), il giovane Klas ora è la ventenne Kristine, e il padre Agne è lo zio senza nome del titolo di questo film. I genitori di Kris non ci sono più; è implicito che sua madre abbia ceduto a una malattia maligna e che poi suo padre si sia tolto la vita. Poco viene detto a proposito – è questo vale per tutto, in effetti.

In realtà ci vogliono circa dieci minuti prima che venga pronunciata la prima parola. Vediamo il vecchio contadino burbero (Peter H. Tygesen, il vero contadino nella vera fattoria) che viene messo a letto dalla nipote (Jette Søndergaard, la nipote vera di Tygesen). Li vediamo a colazione, diretti verso le stalle (lo zio con il suo deambulatore), e mentre mungono e pascolano le mucche. Dopo pranzo, c'è la manutenzione delle attrezzature, un pisolino (per lo zio), il nutrimento del bestiame (per la nipote), poi via al supermercato per alcune cibarie. È qui che finalmente si sente una voce, quella dello zio. "Nutella", proclama.

A questo punto diventa sufficientemente chiaro che Uncle ha un tono molto più leggero e anche più dolce di Ravens. Nel loro piccolo angolo di mondo in cui la TV riferisce di migranti in Europa, incontri sul clima, missili nordcoreani e altre questioni di poco conto, Kris e suo zio conducono un'esistenza sufficientemente completa. Dopo cena, si concedono una partita a Scarabeo e una sitcom, poi vanno a letto, fino al mattino successivo. Saranno bloccati pure loro, ma in una routine familiare, sicura e – perché no – accogliente, da cui entrambi dipendono allo stesso modo.

Questa routine è leggermente scossa quando un vitello si prende la difterite, che Kris identifica piuttosto abilmente; era stata ammessa alla scuola veterinaria dopo il diploma, quando la sua situazione familiare probabilmente ha cambiato tutto. Incoraggiata da Johannes, il veterinario locale (interpretato dal vero veterinario Ole Caspersen), la ragazza comincia a rialzare la testa. Sta pensando di riprendere il suo percorso educativo? Kris è decisa a rimanere fedele a suo zio, o è solo una reazione istintiva?

Un altro catalizzatore innesca il cambiamento per il nostro scrupoloso duo quando Mike, il figlio di un contadino vicino, si avvicina timidamente a Kris per proporle di mangiare insieme nella taverna locale. Lei accetta e si presenta all'appuntamento... con suo zio e il suo deambulatore al seguito. Segue una scena al ristorante inestimabile, che raffigura un momento di vita imbarazzante, di quelli di cui si potrebbe ridere negli anni a venire, nelle giuste circostanze.

Sogni, speranze, lotte: sono tutti presenti e fanno parte del pacchetto di Uncle (il film e il personaggio). Momenti di felicità, tuttavia, abbondano in questa fetta di umanità magnificamente fotografata (dallo stesso Petersen). Anche i produttori della Nutella saranno contenti.

Uncle è prodotto dalla danese 88 Miles, e le sue vendite internazionali sono gestite da Alpha Violet.

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(Tradotto dall'inglese)

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