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DOK LEIPZIG 2019

Recensione: Never Whistle Alone

di 

- L'italiano Marco Ferrari ha raccolto sette informatori e ha unito le loro storie in un'unica narrazione

Recensione: Never Whistle Alone

Il termine "informatore" è recentemente diventato una parola familiare in tutto il mondo, grazie a importanti personaggi politici come Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning, sui quali sono stati realizzati almeno due documentari per ciascuno. Ma le nostre società hanno visto persone oneste denunciare tentativi di corruzione in molti campi da molto più tempo. E in Italia, dove la corruzione è praticamente una tradizione secolare, negli ultimi tre anni 723 persone hanno segnalato il fenomeno, secondo Never Whistle Alone, il secondo lungometraggio documentario dello sceneggiatore e regista italiano Marco Ferrari, che ha avuto la sua première mondiale nel concorso Next Masters di DOK Leipzig.

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Ferrari ha raccolto sette informatori – impiegati di servizio pubblico, revisori dei conti, un contabile per lo smaltimento dei rifiuti, un professore di ricerca e persino un archeologo – e ha unito le loro storie in un'unica narrazione. Già, questa decisione ci informa che la corruzione è sistemica: è una caratteristica, piuttosto che un’anomalia, nella complessa amministrazione italiana.

Il film è diviso in cinque capitoli e alterna interviste ai sette protagonisti con drammatizzazioni di ciò che stanno dicendo alla cinepresa. Seduti dietro una scrivania, descrivono le loro esperienze in seconda persona: "Sei in anticipo e aspetti... Finalmente arriva il direttore e gli stringi la mano...". Successivamente, vediamo tre persone incontrarsi in un parco, in immagini sfocate stile “camera nascosta”.

Segue un segmento in cui un altro protagonista riprende la storia nel punto in cui la precedente era stata interrotta e, nonostante il fatto che lavorino in campi diversi, le loro parole, nella maggior parte dei casi, sembrano susseguirsi in modo naturale. Questa impressione è rafforzata da una drammatizzazione unificata, in cui l'informatore è sempre interpretato dalla stessa persona. Alcuni degli alti funzionari corrotti sono interpretati invece da attori diversi, tenendo conto della natura del lavoro e delle rispettive età.

Mentre la storia in sé e il meccanismo di corruzione saranno tutt'altro che sorprendenti per chiunque sia leggermente interessato all'argomento, Never Whistle Alone, per la maggior parte, scompone il tutto lungo una linea temporale di cui lo spettatore medio non sarà certamente pienamente consapevole. Vi è, tuttavia, una mancanza di chiarezza tra i capitoli che descrivono cosa succede dopo che l'informatore ha denunciato i funzionari corrotti alla polizia e viene incaricato di incontrarli indossando un microfono, e la parte in cui lui o lei torna a lavorare per scoprire che sono stati trasferiti in un altro ufficio.

Questo potrebbe essere il risultato di combinare tutte le storie in una sola, il che certamente amplifica l'urgenza delle loro parole, ma esistono comunque delle discrepanze tra i loro casi. Inoltre, la decisione di sincronizzare nelle parti drammatizzate le labbra degli attori con le parole esatte degli informatori crea una dissonanza quando questi parlano in termini più generali e osserviamo gli attori in situazioni molto specifiche.

Indipendentemente da ciò, si tratta di un documentario investigativo ad alto voltaggio, veloce e immensamente coinvolgente che descrive in dettaglio un argomento importante, e lo fa con il fermo obiettivo di creare una tensione tangibile. Questo approccio è ulteriormente rafforzato dal sound design e dalla musica intensamente atmosferici e onnipresenti di Francesco Leali e Alessandro Branca, del trio milanese OPUS 3000.

Never Whistle Alone è una coproduzione delle italiane Candy Glass e Basement, e l’olandese VPRO. Deckert Distribution detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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