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ANIMEST 2019

Recensione: Dilili a Parigi

di 

- L'animazione di Michel Ocelot dà vita a decine di personaggi famosi della Parigi della Belle Époque

Recensione: Dilili a Parigi

Presentato nella sezione laterale Special Screenings del 14° Animest International Animation Film Festival (4-13 ottobre, Bucarest), Dilili a Parigi [+leggi anche:
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del regista francese Michel Ocelot segue le avventure di Dilili, una ragazzina Kanak arrivata in Francia dalla Nuova Caledonia grazie a uno stratagemma. Il suo coinvolgimento nel caso di una serie di rapimenti che sconvolge la vita di Parigi nell'era della Belle Époque la porterà in contatto con dozzine di personaggi famosi nel campo dell'arte, della scienza e della tecnologia.

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Il film è stato selezionato tra gli Special Screenings di Animest, ma avrebbe potuto facilmente occupare un posto nella selezione di Minimest, il filone del festival dedicato ai bambini. Il fatto che Dilili sia di razza mista (e per questo si confronti con il razzismo) e il curioso caso dei rapimenti insegnerebbe ai bambini piccoli importanti lezioni sul razzismo, la misoginia e i pericoli dell'estremismo e dell'oppressione, ma anche ad avere ancora una voce (e ad usarla) nelle circostanze peggiori.

Inoltre, Dilili è un'importante lezione di femminismo. Trasportando il pubblico a Parigi nell'era della Belle Époque, un periodo in cui le donne riuscirono finalmente a farsi un nome in vari campi che a loro erano precedentemente preclusi (il primo avvocato donna, il primo dottore donna e così via), il film è un commento su come il mondo fosse governato dagli uomini e su come sia diversa la posizione delle donne oggi. Una lezione di emancipazione, il film è anche informativo sulla storia, con decine di pittori, scrittori, scienziati e inventori che incrociano le loro strade con la piccola protagonista, un aspetto della trama che può benissimo risvegliare la curiosità dei giovani riguardo alla storia e alle conquiste di queste persone.

Dal punto di vista delle tecniche di animazione, Dilili combina splendidi sfondi quasi fotorealistici con personaggi disegnati in modo minimalista, i cui volti ed espressioni sono illustrati con pochi tratti. Questo contrasto attirerà l'attenzione degli spettatori di tutte le età, mentre la voce unica della famosa cantante e attrice Natalie Dessay nel ruolo della soprano francese Emma Calvé impressionerà le loro orecchie.

Purtoppo la sceneggiatura, scritta da Ocelot, non riesce a convincere gli adulti perché si prende troppe libertà nel modo in cui porta avanti l'avventura. Ad ogni passo, Dilili sembra incontrare un Monet, un Pasteur, un Debussy e così via, ognuno dei quali ha misteriosamente un indizio, un consiglio o un suggerimento che spingono avanti le indagini della protagonista. Presto inizia a diventare ozioso, come se Dilili e il pubblico fossero introdotti attraverso un corridoio polveroso e non ventilato con i ritratti delle grandi menti dell'epoca appesi fianco a fianco sui muri. Inoltre, un consulente alla sceneggiatura avrebbe migliorato notevolmente i dialoghi piuttosto noiosi, eccessivamente informativi ed espositivi.

Un aspetto particolare della narrazione è piuttosto deludente. Quando un film d'animazione sceglie scientemente un'eroina di razza mista che si sente respinta sia dalla comunità di suo padre che dalla comunità di sua madre, è strano creare dei cattivi che puntano il dito (in modo molto poco sottile, troppo esagerato) contro le tradizioni di una cultura specifica (o facilmente identificabile). Senza alcuna informazione di base, la posizione del film è una generalizzazione e, purtroppo, la generalizzazione è uno degli ingredienti principali del razzismo.

Dilili a Parigi è prodotto da Nord-Ouest Films (Francia), e coprodotto da Artémis Productions (Belgio) e Senator Film Produktion (Germania). Il film è rappresentato nel mondo da Wild Bunch.

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(Tradotto dall'inglese)

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