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VENEZIA 2019 Fuori concorso

Recensione: Citizen K

di 

- VENEZIA 2019: Alex Gibney racconta la storia dell'oligarca che si è trasformato in un ribelle dopo essere stato mandato in prigione dal presidente Putin

Recensione: Citizen K

La “K” nel titolo del film di Alex Gibney, Citizen K [+leggi anche:
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intervista: Alex Gibney
scheda film
]
, sta per Khodorkovsky, di Mikhail Khodorkovsky. Questo documentario, proiettato fuori concorso alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, lascia con la netta impressione che il miliardario si sente una specie di celebrità. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, Khodorkovsky divenne l’uomo più ricco di Russia. Era uno dei cosiddetti “oligarchi”, che spogliarono il governo dei propri beni. Ci riuscirono attraverso accordi segreti per l’acquisto di industrie precedentemente nazionalizzate a prezzi stracciati, e divennero estremamente ricchi mentre gli altri soffrivano. È il tipo di persona che non si fa scrupoli a dire all’intervistatore che quello che lo spingeva era l’avidità. È difficile stare dalla parte di quest’uomo, anche dopo che ha trascorso una decade in prigione per esser stato una spina nel fianco del Presidente Putin. Per fortuna, il documentario non ha questa pretesa.

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Gibney è uno dei maggiori documentaristi americani. Tra i suoi lavori più riconosciuti ci sono il vincitore del premio Academy Taxi to the Dark Side, il vincitore del premio Emmy Going Clear: Scientology e la prigione della fede, il candidato all’Oscar Enron. L’economia della truffa. È un regista che ha avuto anche le sue mancanze. Dopo essersi fidato del ciclista infangato Lance Armstrong sul fatto che si fosse dopato per migliorare le sue prestazioni, Gibney ora è molto più cauto nei confronti dei suoi soggetti. Infatti, si dimostra un po’ scettico con Khodorkovsky. Questo film inoltre non ha la pretesa di avere tutte le risposte. Ciò che rende Citizen K così valido è che Gibney dubita sempre di quello che viene raccontato.

Un titolo migliore avrebbe potuto essere Citizen K versus President P, dato che di riflesso Gibney ha realizzato un film su Putin. Questo documentario sembra parlare di Vladimir Vladimirovich Putin tanto quanto di Khodorkovsky. È quasi un ritratto più affascinante del primo che di quest’ultimo.

Nella prima metà addirittura Gibney sostiene che Putin non sia così male. Una posizione piuttosto radicale da assumere in un mondo che in cui si dice che la Russia abbia violato le elezioni americane e aiutato Trump a essere eletto. Gibney mostra come il Presidente post-sovietico Boris Yeltsin permise al capitalismo occidentale di fiorire in Russia. Al tempo, lo stato era finanziato da uomini ricchi con metodi scellerati. Putin riuscì a sfuggire al radar del potere, e nessuno si preoccupò di lui, perché sembrava un pupazzo. Ma Putin aveva qualche asso nella manica e sorprese tutti, stabilendosi al potere accusando gli oligarchi dei guai economici della Russia. Disse che li avrebbe fatti a pezzi, ed è così che Khodorkovsky finì in prigione.

Il Presidente Putin fu risoluto nella sua ascesa. Ma insieme a un grande potere arriva anche il culto della personalità. Ora è Khodorkovsky che accusa Putin di abusare della propria posizione, della ricchezza e del potere. Il Presidente potrebbe condurre il gioco. Con la situazione ribaltata, Gibney tenta di far simpatizzare il pubblico con Khodorkovsky. Tuttavia, è dura stare dalla parte di chi, dopo esser stato rilasciato dal carcere, trova misteriosamente $800 milioni sotto il divano. Khodorkovsky è andato in esilio nel Regno Unito, edè lì che il regista passa del tempo con lui, cercando di scoprire cosa lo rende così zecca. È complicato, ma perché così è la vita. Il film si chiude senza eroi nè cattivi, solo con un mucchio di oscuri figuri.

Citizen K è una produzione Passion Pictures (Regno Unito), Jigsaw Productions (USA) e Storyteller Productions (Regno Unito).

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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