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VENEZIA 2019 Fuori concorso

Recensione: Woman

di 

- VENEZIA 2019: Donne di tutto il mondo parlano apertamente delle loro esperienze di essere donna nel documentario realizzato con amore di Anastasia Mikova e Yann Arthus-Bertrand

Recensione: Woman

Il movimento #MeToo continua a cambiare la società in meglio. Un risvolto positivo – se così si può chiamare – è il crescente desiderio di discutere l’abuso sistematico e i disagi istituzionalizzati che le donne devono affrontare a livello sociale. Nel guardare questo magnifico film è difficile non pensare a tutte le discussioni riguardanti le prevaricazioni dell’industria cinematografica. Proiettato Fuori Concorso alla Biennale del Cinema di Venezia, Woman [+leggi anche:
trailer
intervista: Anastasia Mikova e Yann Ar…
scheda film
]
rende evidente che la società ha ancora molta strada da fare in direzione della parità di genere.

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Woman, co-diretto dalla regista e giornalista ucraina Anastasia Mikova e il fotografo e ambientalista francese Yann Arthus-Bertrand, è un documentario magnifico e toccante, sia triste che divertente. Woman ha una premessa piuttosto semplice: donne provenienti da tutto il mondo e da qualsiasi percorso di vita parlano di ciò che, per loro, significa essere donne. Il documentario è parte di Woman, un progetto globale che dà voce a 2.000 donne in 50 Paesi diversi. Le protagoniste si rivolgono direttamente alla telecamera in prima persona. Le storie sono divise e raggruppate in tematiche ad ampio raggio che trattano di molte sfaccettature dell’esistenza umana: la maternità, le relazioni, la nascita, la morte, lo stupro, la guerra, l’amore, il matrimonio, l’educazione, l’indipendenza finanziaria, la gentilezza e la gioia.

È un documentario ideato per informare ed educare. Il montaggio superbo sovrappone storie felici a storie tristi per dare una visione globale. I registi danno vita a un film emozionante facendo sì che il ritmo galoppi al suono delle onde, oscillando armoniosamente tra gravità e leggerezza.

La prima testimonianza tratta di abuso sessuale. Piuttosto che far presagire un tono pesante, indica che questo film non eviterà alcun tema. Si muove tra domande intente a trovare storie tragiche e altre tese a ricercare la felicità. Una sequenza particolarmente adorabile mostra una serie di donne che ridono alla domanda sugli incontri sessuali. Più volte nel film l’utilizzo di fotomontaggi di risate di donne, un viso raggiante dopo l’altro, è potente quanto qualsiasi dialogo. Il fatto che si possano vedere e al tempo stesso udire queste donne che si raccontano è particolarmente azzeccato nelle sequenze in cui parlano di invecchiamento, bellezza e sfiguramento.

Nonostante il titolo, non è un film completamente privo di uomini; sono presenti immagini di coppie eterosessuali in situazioni amorevoli. Ma prima di tutto, come suggerisce il titolo, questo film si preoccupa di fornire alle donne lo spazio per parlare. Femmine provenienti da tutto il mondo e da diversi contesti parlano apertamente degli uomini, e degli effetti che le relazioni, buone o cattive, a casa o a lavoro, possono avere su di loro. È un film incoraggiante.

Di tanto in tanto, le dichiarazioni vengono divise in capitoli attraverso le bellissime immagini, girate dai registi, di uffici, fattorie e strade. Il fotografo Peter Lindbergh, la compagnia di danza BANDALOOP e il compositore Armand Amar offrono il loro contributo. Il montaggio è superbo: crea l’illusione della semplicità, quando è chiaro che intrecciare insieme i diversi elementi per produrre un insieme coeso deve essere esser stato un compito monumentale.

Woman è stato messo in scena dalla società francese Hope Production.

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(Tradotto dall'inglese)

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