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FILM / RECENSIONI

Recensione: Persona non grata

di 

- Roschdy Zem prosegue la sua avventura come regista con un film noir insolito, ambientato in un Sud afflitto dalla corruzione economica e il ricatto

Recensione: Persona non grata
Nicolas Duvauchelle e Raphaël Personnaz in Persona non grata

"Ragazzi come lui non ne hanno mai abbastanza, ti tengono la testa sott'acqua", "non siete dello stesso mondo e alla prima occasione ti camminerà addosso", "prestiamo solo ai ricchi", "noi siamo costruttori, tu una sanguisuga", "pensi che si possa fare la bella vita e guardarsi allo specchio?", "sono venuto per sistemare i conti". Come queste poche righe di dialogo esprimono perfettamente, Persona non grata [+leggi anche:
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, il nuovo lungometraggio di Roschdy Zem (ammirato di recente a Cannes nei panni di attore in Roubaix, une lumière [+leggi anche:
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), lanciato oggi nelle sale francesi da Mars Films, si immerge in quelle tenebrose profondità in cui l'ambizione di salire più in alto si porta dietro inevitabilmente la sua quota di violenza, cattive frequentazioni, segreti, tradimenti, ricatti e denaro in palio, sullo sfondo della corruzione economica.

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Ma è paradossalmente in un Sud della Francia molto soleggiato che il regista ha scelto di collocare questa storia oscura, un libero adattamento (per mano del regista e di Olivier Gorce) del film O invasor (2001) del brasiliano Beto Brandt. Il risultato? Un film noir caustico e melmoso, figlio ibrido dello stile degli indipendenti americani e dei classici della tragedia greca dove un confine sottile (senza ritorno possibile) separa il bene dal male. E se alcuni potrebbero obiettare che il tratto è un filo forzato da una trama che precipita rapidamente i protagonisti in un minaccioso vortice striato di un bizzarro umorismo incarnato dal deus ex machina - il personaggio del delinquente e ricattatore Moïse (interpretato da Roschdy Zem stesso) - è indubbiamente perché ignorano i meandri dell'universo notturno e le sue possibili ramificazioni nel settore piuttosto ruvido dell’edilizia.

Dieci ettari che il Comune poi dichiarerà edificabili: è questo l'obiettivo che un dipendente comunale corruttibile prospetta a José (Nicolas Duvauchelle) e Maxime (Raphaël Personnaz), due amici soci di minoranza da una quindicina d’anni di una società di costruzioni guidata da Eddy (Frédéric Pierrot) di cui contestano sempre più apertamente la gestione troppo scrupolosa fino a decidere di metterlo fuori gioco, spaventandolo un po'. Ma la realtà supererà di gran lunga le loro intenzioni, perché Eddie trova la morte in auto e presto entra in scena Moïse, un vero e proprio duro dietro il suo aspetto da villeggiante, che ha commesso questo omicidio mascherato da incidente, che vuole partecipare al business in cambio del suo silenzio, che si avvicina anche abilmente alla giovane Anaïs (Nadia Tereszkiewicz), la giovane erede di Eddy. Sempre più oppresso dalla situazione e dai sensi di colpa, José, che si è imbarcato in una relazione extraconiugale con Iris (Hafsia Herzi), diventa sempre più paranoico, cominciando a dubitare anche di Maxime...

Avanzando a un ritmo teso, Persona non grata intreccia gli strati personali (le famiglie che si conoscono, i bar notturni), professionali (i retroscena del mondo delle costruzioni) e sociali (ognuno dei protagonisti proviene da una classe diversa) in modo piuttosto convincente, giocando sulle ambivalenze degli uni e degli altri fino a elaborare un quadro impietoso dell’ambizione che si trasforma in avidità. La sequenza fatale degli eventi e la fortissima caratterizzazione dei personaggi (tutti solidamente interpretati) possono prestarsi alla discussione o destabilizzare, ma l'iperrealismo ai limiti della bizzarria in cui il film è immerso (anche visivamente con il suo blu metallico in contrasto con l'ambiente solare) è adatto per un film noir, un genere troppo poco trattato nella produzione francese e che Roschdy Zem affronta con una singolarità interessante.

Prodotto da Bizibi, Persona non grata è venduto nel mondo da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese)

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