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BIOGRAFILM 2019

Recensione: Kemp. My Best Dance Is Yet To Come

di 

- L’attore-regista Edoardo Gabbriellini firma un bel doc in cui l’icona della danza contemporanea Lindsay Kemp racconta se stesso, poco prima di morire. In concorso al Biografilm di Bologna

Recensione: Kemp. My Best Dance Is Yet To Come

“I danzatori non vanno in pensione. I danzatori muoiono”, parola di Lindsay Kemp. E in effetti, all’età di 80 anni, il celebre e inarrestabile ballerino, mimo e coreografo inglese, icona della danza contemporanea che ha ispirato numerosi artisti, primo fra tutti David Bowie, stava preparando il suo nuovo spettacolo, “Il bacio di Dracula”, quando, al termine di una lunga giornata di prove, è uscito di scena per sempre. In quel periodo, l’estate del 2018, l’attore e regista Edoardo Gabbriellini (esordio davanti la macchina da presa con Paolo Virzì in Ovosodo, poi nel cast, fra gli altri, di Io sono l’amore [+leggi anche:
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, una bella conversazione con il carismatico danzatore accompagnata da preziosi materiali d’archivio, è stato presentato in anteprima mondiale in concorso al 15° Biografilm di Bologna (7-17 giugno).

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È essenziale, sintetico (appena 63 minuti di durata) e va dritto al cuore della straordinaria arte e personalità di Kemp, questo lavoro di Gabbriellini, che sceglie di far parlare il grande coreografo – per lo più nella sua casa di Livorno piena di fiori e di carte da parati in stile vittoriano, cambiando stanza di volta in volta – creando una sorta di conversazione con se stesso da giovane, così come ci viene mostrato nei vecchi filmati che il regista ha reperito dalla BBC e dalla TV australiana e svizzera. Figlio di un marinaio, ha ereditato il movimento delle onde del mare – dice Kemp di se stesso – e probabilmente dalla madre, definita una vera “party girl”, la propensione per l’alcol e gli allucinogeni (“con l’LSD ho trovato me stesso”). Datosi come missione quella di elettrizzare e stimolare il pubblico (bisogna uscire cambiati da uno spettacolo teatrale, secondo lui, altrimenti è solo noia), parla di sé come di un poeta clown, capace di innalzarsi ad alte vette ma anche di cadere col culo per terra, in una dialettica tra alto e basso in cui ciò che più conta è “mettere lo spettatore sotto il mio incantesimo”, anche in un locale di strip-tease.

Impossibile non rimanere ammaliati dal fascino e dalla straripante creatività di questo uomo visionario, dal suo modo di parlare e dalla sua mimica, come quando lo ascoltiamo raccontare una scena del suo Dracula, quello che avrebbe dovuto realizzare di lì a poco, e ti sembra proprio di vederla. Gabbriellini avrebbe potuto fare un doc più classico, raccontare la biografia di Kemp, intervistare gli artisti che a lui si sono ispirati (Peter Gabriel, Kate Bush…), e invece ha scelto di concentrarsi su di lui, oggi. Ed è una scelta vincente, perché restituisce l’essenza di un artista dal genio inesauribile, allievo di Marcel Marceau (che gli ha “dato le mani”), che ha mostrato a David Bowie “come essere meraviglioso visivamente oltre che musicalmente”, ma per il quale, a 80 anni – e lo dice con il sorriso sornione di chi è sempre in scena – “il meglio deve ancora venire”.

Prodotto da Ilaria Malagutti e Edoardo Gabbriellini per Mammut Film, Kemp. My Best Dance Is Yet To Come sarà proiettato nei prossimi giorni all’Asolo Art Film Festival, prima di partire per un tour di festival internazionali, e andrà in onda su Sky Arte il 24 agosto, anniversario della morte di Kemp.

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