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FILM / RECENSIONI

Recensione: A mano disarmata

di 

- Il film di Claudio Bonivento interpretato da Claudia Gerini racconta la lotta ai clan criminali di Ostia di una giornalista tenuta costantemente sotto scorta

Recensione: A mano disarmata
Claudia Gerini in A mano disarmata

In una geografia mafiosa che si ispirava alla Terra di Mezzo del Signore degli Anelli di Tolkien, l’operazione “Mondo di mezzo” aveva svelato una Roma nelle mani di “quattro re” del crimine che facevano affari grazie alle complicità di politica e amministrazione pubblica.  Guerre per il controllo del traffico di stupefacenti, esecuzioni, il racket sul commercio controllato a colpi di negozi dati alle fiamme, appalti pilotati, consiglieri e assessori comprati e venduti, soldi riciclati nei ristoranti e boutique più eleganti della capitale. Metodi mafiosi, che si diramano sulla capitale partendo dal litorale di Ostia, portati alla luce dalle indagini del procuratore Giuseppe Pignatone con agenti dei reparti speciali e ancora prima dalle inchieste di alcuni giornalisti. Su tutti la coraggiosa Federica Angeli, che ha testimoniato l’evoluzione di “Mafia Capitale” con centinaia di articoli sul quotidiano La Repubblica. A mano disarmata [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, diretto da Claudio Bonivento, racconta la lotta ai clan iniziata nel 2013 da una cronista tenuta costantemente sotto scorta dopo le sue denunce alla magistratura. 

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Tratto dall’omonimo libro della giornalista, adattato per lo schermo da Domitilla Shula Di Pietro con la collaborazione della stessa Angeli, A mano disarmata segna le tappe convulse di una parabola segnata da paura, spesso disperazione, mitigate da una determinazione e tenacia senza pari nella ricerca della verità. Claudia Gerini presta il suo volto alla protagonista con convinzione, esprimendone le sfumature più profonde. “Non ce la faccio a tacere” dice dopo aver constatato come la sua città sia stretta dalla morsa el racket ed aver assistito personalmente ad episodi di feroce intimidazione. Quando i clan capeggiati da Calogero Costa (Mirko Frezza) cominciano a minacciarla, l’impulso di una madre di tre figli e moglie di un marito (Francesco Venditti) che le rimane sempre accanto nonostante tutto sarebbe quello di fuggire, di abbandonare la lotta.  “Sono stordita, non ho ancora capito in che tipo di vita sono scivolata”, confessa alla madre la giornalista, che deve fronteggiare un nemico multiforme, che usa anche armi sottili, arrivando addirittura a creare una finta comunità antimafia a Ostia, una mezza dozzina di blogger che per lungo tempo hanno avuto come obiettivo quello di diffamare e delegittimare Federica. 

A mano disarmata si conclude con il processo ai clan, iniziato il 6 giugno del 2018, esattamente un anno prima dell’uscita del film. La regia di Bonivento, che ha una lunga esperienza essenzialmente come produttore, non è memorabile, ma la carica civile del film ne nasconde i difetti. 

A mano disarmata, a cui è stato conferito il “Nastro della legalità” dal Sindacato dei Giornalisti Cinematografici, è una produzione Laser Digital in collaborazione con Rai Cinema ed è distribuito nelle sale italiane in 220 copie da Eagle Pictures.

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